Scrittore condannato

Un’ammenda per il giornalista Salvatore Mugno, querelato dall’ex capo della Mobile Giorgio Collura

Ci sono notizie che non si vorrebbero scrivere e questa è una di queste. E’ la storia di un giornalista e scrittore condannato dopo essere stato querelato, ma è anche la storia di un investigatore, il querelante, che per la sua determinazione finì ingiustamente infangato, coinvolto in una vicenda giudiziaria che fa parte di un pezzo importante della storia di Trapani, quella dell’omicidio del pm Ciaccio Montalto e di come in quel periodo la mafia aveva occhi e orecchie negli uffici giusti. Il giudice Visco ha condannato al pagamento di una ammenda lo scrittore Salvatore Mugno. Nel libro “Una toga amara” nel fare riferimento alla vicenda giudiziaria che riguardò l’allora capo della Squadra Mobile Giorgio Collura, non ha riportato gli esatti termini: ha scritto di un procedimento conclusosi con una amnistia, quando invece Collura rinunciò a quella amnistia ottenendo semmai un proscioglimento in istruttoria. Collura potè riprendere la propria carriera in Polizia, finendo però ad occuparsi di polizia stradale. Lui che era stato vicinissimo a Ciaccio Montalto e ad un altro bravo investigatore, Rino Germanà, il poliziotto sfuggito nel 1992 ad un commando di super boss, Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano e Leoluca Bagarella. Gian Giacomo Ciaccio Montalto aveva gettato le reti per catturare i beni dei mafiosi aiutato in questo dal dirigente della Squadra Mobile di allora, Giorgio Collura, seguendo “l’odore dei soldi”, le pista del riciclaggio dei soldi guadagnati con i grandi traffici di droga. Soldi finiti in Toscana, dove mafia e massoneria presto avevano già stretti una formidabile alleanza. Collura anzicchè essere premiato si ritrovò, morto Ciaccio Montalto, sotto indagine, fu anche arrestato…ma quell’errore dapprima finì coperto con una amnistia, poi, respinta l’amnistia, arrivò il proscioglimento pieno. Ci spiace per come la vicenda è adesso andata a finire, perchè Mugno è sempre stato uno scrittore attento, a lui il merito di avere messo assieme diverse storie trapanesi, ma a Collura va il merito di essere stato un bravo e onesto investigatore e per questo pesantemente colpito perchè probabilmente era entrato in stanze , inviolabili secondo la “mafia bianca”, come si usa chiamare la Cosa nostra dei cosidetti colletti bianchi. La stessa mafia che oggi , a Trapani, ma non solo a Trapani, continua a non gradire giornalisti e investigatori attenti.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.