Il boss manda a dire

In carcere intercettato un “pizzino” mandato dal castellammarese Saracino all’imprenditore Artale

Un “pizzino” intercettato in carcere, a dimostrazione che Mariano Saracino, boss mafioso di Castellammare del Golfo, resta un capo anche se nel frattempo sia finito in cella. Un episodio rimasto nascosto per qualche tempo ma che adesso è saltato fuori durante il processo in corso a Trapani contro gli indagati finiti in manette, nel marzo dell’anno scorso, nell’ambito del blitz antimafia dei carabinieri “cemento del golfo”. I difensori del boss Mariano Saracino, il principale degli imputati, si sono visti respingere dal Tribunale la richiesta di revoca del divieto di incontro tra gli indagati e nelle motivazioni i giudici hanno fatto riferimento al parere negativo della Procura distrettuale antimafia di Palermo. I pm hanno messo nero su bianco come in carcere, nella cella dell’imprenditore Vincenzo Artale, famoso per avere militato nell’antiracket alcamese mentre frequentava il “cerchio magico” del boss Saracino, tempo addietro, a pochi giorni dagli arresti, era stato trovato un fazzoletto di carta usato come “pizzino”. Mittente sarebbe stato proprio Saracino, destinatario Artale, l’ordine impartito pare quello di stare in silenzio durante un prossimo interrogatorio. Una vicenda sulla quale ci sono indagini in corso da parte della Polizia penitenziaria, qualcuno all’interno del carcere si sarebbe fatto carico di fare un favore a Saracino. Proprio questa mattina era prevista una udienza del processo, ma c’è stato il rinvio a causa dell’astensione dalle udienze proclamate per questa settimana dagli avvocati.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.