Siblings è la parola con cui si indicano i fratelli/sorelle di persone con disabilità, una categoria su cui negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione della letteratura e degli studi psicologici. Spesso la disabilità, infatti, non è un fenomeno che riguarda solo la persona che ne è portatrice ma anche coloro che a stretto contatto ne vivono alti e bassi, momenti di conquista e momenti di sconforto. Fin dal momento della diagnosi, ma non di meno quando si affrontano le terapie e i controlli periodici, la famiglia è di fronte ad uno stress e ad una richesta emotivo-affettiva il cui carico è molto pesante, e spesso a farne le spese (senza la volontà conscia dei genitori) sono proprio i fratelli o le sorelle che vengono inseriti nel vortice di emozioni e difficoltà che tutto questo comporta.
Al termine siblings viene spesso associato anche il termine invisibili, proprio perchè la condizione di normalità chiede loro uno sforzo maggiore di comprensione e attesa, nonchè tutto un lavoro di aiuto e accompagnamento dei fratelli mettendo da parte aspirazioni proprie e tempo libero. Non è facile per una coppia affrontare quando una disabilità comporta e non è facile per i bambini e per gli adolescenti decodificare razionalmente ed emotivamente il significato di tanti gesti, di tante scelte che ricadono sulla loro vita. Non sono rari nei fratelli di persone con disabilità, infatti, i vissuti di abbandono, il senso di non essere abbastanza importanti, il desiderio tavolta di aver a propria volta una disabilità con cui conquistare il cuore dei genitori e un’attenzione maggiore da parte del mondo circostante. Spesso presenti anche il senso di colpa per essere nati sani o la preoccupazione di quello che possono pensare gli altri sul proprio fratello/sorella, la rabbia sommersa e la tendenza a svalutare i propri stessi problemi per non dare altri pensieri in famiglia. Pensieri irrazionali, verrebbe da dire ad un osservatore esterno, ma proviamo ad immaginarci quanto debba essere difficile da bambini giungere a tali conclusioni salvifiche se nessuno aiuta a comprendere meglio, se qualche volta un genitore non si ferma a fare una carezza o a trascorrere del tempo anche con loro. Pensiamo come se non elaborato questo vissuto possa trasformarsi nel tempo in un peso perenne e doloroso benchè spesso ben nascosto.
Anche il futuro professionale e personale appare spesso contrassegnato da aspetti discordanti per i siblings, così come accade ai genitori che si preoccupano per quello che avverrà quando loro non ci saranno più. Il tanto nominato dalla politica “dopo di noi” riguarda infatti la famiglia, e tutte le scelte dei suoi membri, nel suo complesso. I siblings vivono infatti un senso di responsabilità e un grado incertezza circa la propria vita futura che sono spesso simili a quelli dei genitori poichè pensano anche loro al futuro che aspetta il proprio fratello e/o a come potranno essere ancora una volta d’aiuto nel corso di tutto l’arco di vita.
Le ricerche hanno mostrato che a seconda della persona, e ancor di più dell’ambiente familiare in cui essa è inserita, la disabilità stessa di uno dei membri può essere un’opportunità di crescita e sviluppo per i fratelli o un fattore di rischio per eventuali psicopatologie a partire da forti vissuti di ansia e depressione. Tutto dipende da come il contesto vive la situazione, dal grado di comprensione, affetto, accoglienza che si riserva a ciascun membro di una famiglia, e questo molto spesso deve partire dai genitori, ma non solo da loro comunque, per garantire a tutti i figli un’attenzione giusta. Avere un’esperienza così ravvicinata con la disabilità non è solo una sfida precoce può essere anche una grande occasione di accrescimento delle proprie competenze relazionali, della propria capacità di vivere elasticamente la diversità o una possibilità di trasformarsi in portatori di diritti non solo per i propri fratelli ma anche per sè e per le proprie famiglie.