Blitz Ebano, udienza preliminare a Palermo oggi, indagati otto persone
Compaiono questa mattina dinanzi al gup del Tribunale di Palermo, giudice Roberto Riggio, gli indagati coinvolti lo scorso dicembre nel blitz Ebano che a conclusione di una indagine dei carabinieri portò all’arresto di alcune persone, tra questi due imprenditori, ritenuti vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. La Dda di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di Rosario, Massimiliano e Giovanni Firenze, Salvatore ciacca, Filippo Tolomeo, Giacomo Calcara, Benedetto Cusumano e Fedele D’Alberti. Rosario Firenze è imputato di associazione mafiosa, e con Massimiliano e Giovanni Firenze è imputato di intestazione fittizie di beni. Rosario Firenze ancora assieme a Salvatore Sciacca, Giacomo Calcara e Filippo Tolomeo avrebbe pilotato l’aggiudicazione dell’appalto per la demolizioni di manufatti dell’ex autoparco di Castelvetrano. Sempre Rosario Firenze assieme a Salvatore Sciacca, Giacomo Calcara, Filippo Tolomeo, Benedetto Cusumano e Fedele D’Alberti avrebbe truccato l’esito della gara per la manutenzione di strade e fognature nel Comune di Castelvetrano per l’anno 2014. E infine, Rosario Firenze, Salvatore Sciacca, Benedetto Cusumano e Fedele D’Alberti avrebbero pilotato l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione di fognature a Castelvetrano in via Montessori. Rosario “Saro” Firenze, classe 1971, sarebbe stato l’imprenditore “preferito” dal padrino in gonnella, Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante Matteo, detta “a curta”, in carcere da qualche anno. Nel fascicolo processuale sono inserite le dichiarazioni del defunto imprenditore Lorenzo Cimarosa, davanti ai magistrati ne ha ulteriormente delineato il ruolo di Saro Firenze, spiegando che Patrizia Messina Denaro si fidava di Firenze perché i due erano “compari”. Saro Firenze nel 2013 fu raggiunto da una ordinanza interdittiva della prefettura, ma ciò nonostante ha continuato a gestire e controllare appalti, grazie ai fratelli e ai quattro imprenditori oggi con lui indagati. Il nome di Rosario Firenze saltò fuori per la prima volta nel novembre 2014 quando la Regione revocò a Firenze la concessione all’utilizzo che si protraeva dal 2006 di una cava di inerti in contrada Calviano, il decreto fu firmato dall’allora assessore regionale all’Energia, Salvatore Calleri. Nonostante quel provvedimento però le imprese di Firenze continuarono a essere compresa tra le imprese di fiducia del Comune di Castelvetrano. Nell’udienza odierna l’avvocato Roberto Mangano difensore di Rosario Firenze ha depositato una memoria difensiva , sei imputati hanno chiesto il rito abbreviato. I pm hanno ottenuto dal gup un termine per esaminare le documentazioni depositate dalle difese ed il giudice ha rinviato l’udienza al 30 maggio. Il Comune di Castelvetrano ha chiesto di costituirsi come parte offesa.