Confessione di un sindaco

Damiano, a fine mandato lo scopriamo come primo cittadino ribelle

Era tutto previsto. Incontriamo il sindaco uscente di Trapani Vito Damiano e ci sentiamo sostanzialmente dire che era tutto previsto. Era previsto che finisse in questo modo. No non c’entra l’esito elettorale, anche perché l’intervista l’abbiamo fatta qualche giorno prima del turno di ballottaggio, c’entra tutto il resto, la città che tributa successo a Fazio e D’Alì, Fazio che si ritira, il commissario dietro la porta e forse dietro la porta a bussare non c’è solo il commissario. Da qualunque parte cominciamo a raccontare l’intervista, o dall’inizio o dalla fine ci troviamo due nomi su tutti, D’Alì e Fazio, i due sponsor di Vito Damiano che lo hanno abbandonato cammin facendo. Ma cominciamo a scrivere l’intervista partendo dal centro del nostro colloquio. Due anni addietro in piena tempesta politica per via della mozione di sfiducia presentata contro il sindaco, avvicinammo Damiano e tra l’altro gli abbiamo chiesto se avvertiva attorno alla sua amministrazione la pressione di mafia e massoneria.

Ecco due anni dopo Vito Damiano si ricorda di quella domanda e dice, “oggi le posso dare una risposta”. “A Trapani c’è un qualcosa che determina le scelte, una sorta di condizionamento evanescente, che possono essere rappresentati da intralci alle procedure amministrative che di colpo si possono palesare, l’Asp o la Soprintendenza che non rispondono, il tecnico comunale che dimentica di fare un passaggio, oppure una rigida applicazione delle norme, ecco quanto tutto appare essere in regola ecco che invece si può cogliere un condizionamento occulto, qualcosa certamente da approfondire”.

Consapevolezza quasi fuori tempo massimo signor sindaco. “L’ho maturata adesso, posso anche sbagliare ma secondo me questo condizionamento c’è”.

Mafia e massoneria? “Non lo so ma in me pesa l’immagine che ho della città, è come se tutto il paese sta dietro le persiane a guardare ciò che accade. Io oggi a certuni sono riuscito a fare l’analisi genetica, ho trovato le y, le x ma anche le M”.

L’immagine sembra presa da uno dei film di Germi o dal “Il Giorno della Civetta”. “Trapanesi che guardano da dietro le persiane asservite a un tiranno” torna a ribadire Damiano.

Andiamo al 2012, quando lei decise di accettare l’invito a candidarsi. “Ho un ricordo nitido, per primo a parlarmi di una candidatura fu un farmacista di Fulgatore, all’epoca consigliere comunale, Carmelo Costa, poi l’incontro qui a Palazzo D’Alì con l’allora sindaco Fazio e poco dopo sopraggiunse il senatore D’Alì. Subito dissi come la pensavo rispetto all’offerta che mi allettò perché pensavo di dare un mio contributo alla mia città dalla quale per tanti anni mi sono dovuto staccare per la mia carriera nell’arma dei Carabinieri, e mi creda alcune cose sono state fatte. L’importante, dissi ai miei due interlocutori, che la politica non sia invasiva, non ci sia condizionamento, ma presto i due, per ragioni diversi tradirono quell’impegno e tradirono anche quello che Angelino Alfano era venuto a dire a Trapani la sera della chiusura della mia campagna elettorale, guai a mettere bandierine nel suo ufficio, venne a dire, ma Fazio pensava di fare un suo terzo mandato, D’Alì cercò di utilizzare certi assessori per spingermi verso certe direzioni, li avevo avvertiti che ingerenze esterne non ne volevo e così un brusco faccia a faccia tra me e Fazio all’autoparco, nel giorno del congedo di un dirigente comunale, a pochi giorni dal mio insediamento, concluse ogni rapporto tra noi. Sostanzialmente io dovevo essere il sindaco delle parate e lui il vero amministratore, mi disse che aveva dei sassolini da togliersi delle scarpe. Sostanzialmente io per Fazio e D’Alì dovevo essere l’autista messo a guidare l’auto senza alcuna scelta sulla strada da percorrere, Fazio, che pensava a continuare a fare lui il sindaco, è sceso subito da quell’auto, D’Alì , politico certo più raffinato ma che pensava a imbrigliarmi dentro decisioni precise, poco tempo dopo”.

Cinque anni tutti in salita? “Non c’è dubbio ma quello che viene fatto apparire non è la realtà. tante cose le abbiamo fatte”.

Quali? E che voto si dà allora? “Dico subito, voti non me ne attribuisco, ma credo che in nessun posto d’Italia si è verificato quello che è successo a Trapani. A parte il caso di un sindaco che usciva da due mandati e ne voleva fare subito un terzo, si sono verificate tutta una serie di cose la cui attuazione aveva un solo fine quello di massacrarmi, termine che proprio in questi giorni ho sentito in bocca di altri. Sin da subito io avevo detto che non volevo essere un politico ma continuare ad essere l’uomo delle Istituzioni che per 40 anni ero già stato indossando la divisa. Forse l’essere uomo delle Istituzioni non è piaciuto a qualcuno, certamente oggi dico da uomo delle Istituzioni non si è comportato l’ex sindaco Fazio, i suoi comportamenti in Consiglio comunale, le azioni condotte nell’aula consiliare secondo me lo dimostrano, facendo uso della carica politica mi pare abbia organizzato una azione massacrante nei miei confronti. Credo che a lui manchi davvero il senso delle istituzioni, dall’opposizione avrebbe dovuto dare contributi e invece penso che talvolta abbia ammazzato la città, penso a quando un suo emendamento impedì nel 2015 a recuperare risorse attraverso il rinegoziamento di una serie di mutui. Contro di me la pervicace ricerca di tentare di colpirmi in qualsiasi modo. Per esempio, chi aveva mai visto i trapanesi scendere in piazza per protestare contro le tasse, e questo è accaduto, a protestare c’erano i tifosi del Trapani Calcio e mi creda anche persone venute da Alcamo”.

A proposito di conti, nel 2012 li trovò ben messi? “C’era un patto di stabilità non rispettato nel 2011, i mesi del 2012 prima della mia elezione furono segnati da spese che non potevano essere sostenute, uno sforamento da 7 milioni di euro, ovvio che dovevo lavorare per rientrare nel patto di stabilità, trovati 4 punti del patto non rispettati, ed uno solo rispettato, oggi la situazione si è invertita. Poi voglio citare i 23 regolamenti che non c’erano all’interno della macchina comunale e sono stati introdotti, i 16 regolamenti modificati, abbiamo fatto, non dico ho fatto perché non posso dirlo, tutto il possibile, ma mi sono ritrovato, e stavolta parlo in prima persona, non solo ad occuparmi dei problemi della città ma anche a fronteggiare una campagna di delegittimazione studiata a tavolino, questo sindaco non riceve nessuno si diceva in giro e invece non è stato così, ma tutto quello che si è detto in giro nei miei confronti era solo per screditarmi”.

E invece? “Le dico subito, oggi la città ha un approvvigionamento idrico che è inferiore a quello garantito nel 2012, sente più lamentele per mancanza d’acqua? No. Ho avuto la fortuna di trovarmi affianco un geometra dipendente del Comune che mi ha dato una gran mano, abbiamo scoperto che in certe zone l’acqua non arrivava per lavori non fatti in precedenza a regola d’arte, abbiamo risolto tutte le criticità. Ma per un geometra ben disponibile ho avuto a che fare con dirigenti che mi hanno intralciato, progetto finanziabili nascosti, spesso sono dovuto andare a tirare io personalmente le cose dai cassetti delle scrivanie dagli armadi, un dirigente un giorno me lo disse in faccia il perché di quel comportamento, sindaco, mi disse, lei non ci garantisce, lei non è un politico. Non compresi subito ma poco tempo dopo, non ero il politico che chiedeva un favore e in cambio poi disposto a chiudere un occhio sul dirigente. Ecco per questo non li garantivo. Attenzione comportamento di non tutti i dirigenti, però mi fa molto male lasciare la città con incompiute rimaste tali non per mia volontà, penso ad atti che sono arrivati a febbraio di quest’anno in Consiglio comunale e fermi sono rimasti. Penso a progetti che non hanno camminato come doveva essere. Ma mi creda le realizzazioni ci sono, abbiamo raccolto eredità di problematiche che esistevano da anni e sono state presentate come frutto di incapacità della mia amministrazione”.

I condizionamenti? “Si oggi facendo l’elenco delle cose non fatte mi viene da pensare a condizionamenti, certo posso, possiamo aver commesso errori, potevamo fare molto di più. Penso per esempio alla finanziata soffolta, 11 milioni risalenti al 2008, quando pensavo che il progetto poteva andare avanti ho scoperto che l’ufficio non aveva chiesto le valutazioni di impatto ambientale, poi la mancata costituzione dell’ufficio degli appalti Urega ha rallentato la messa in opera, ma pochi sanno che con una parte di quel finanziamento abbiamo messo in sicurezza la struttura dell’ex mercato dell’antica pescheria, le onde del mare stavano indebolendo la struttura”.

Insomma alla fine è soddisfatto o meno? I trapanesi debbono esserlo o meno? “Ripeto abbiamo fatto tanto, tanto altro avremmo potuto fare, molte cose sono state cambiate solo che colpevole spesso gli organi di informazione non sono arrivate a conoscenza dei cittadini. C’è chi la sua campagna elettorale conclusa oggi la cominciò 5 anni addietro, e quindi io ero l’avversario da colpire, l’incapace da mandare via, bugie e massacro organizzato contro di me, un attacco di delegittimazione popolare per screditarmi. Oggi mi appresto a lasciare la poltrona di sindaco con la consapevolezza di essere riuscito ad essere anche da questa scrivani un fedele uomo delle Istituzioni, il cambiamento di Trapani passa anche attraverso la rivalutazione della parola Istituzioni”.

Era tutto previsto allora. Fazio e D’Alì che corteggiano e convincono Damiano a candidarsi nel 2012, D’Alì e Fazio che lo abbandonano, o meglio vengono “fatti scendere dall’auto” come ha voluto dire Damiano, pensavano ad un naufragio dell’amministrazione, così da presentarsi ognuno per la loro parte come gli eroi, i soccorritori sul luogo del disastro. Ma indirettamente Vito Damiano ha detto loro che quando non si è fino in fondo uomini delle istituzioni , si può finir male. 

 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.