Ad appiccare il fuoco anche i piromani gestiti dalla malavita
L’Italia brucia e non ce ne siamo ancora accorti. È stata l’ennesima giornata critica, quella che si sta concludendo in queste ore. La situazione più drammatica è quella segnalata a Napoli, dove alle pendici del Vesuvio si sono sviluppati diversi incendi. Ormai c’è una unica lingua di fuoco che si estende per tre, quattro chilometri, lungo le direttrici dei comuni di Torre del Greco, Ottaviano, Trecase.
Alle cinque del pomeriggio la situazione sta sfuggendo di mano. Un forte vento di brezza e il caldo sta trasportando le fiamme «di chioma in chioma», incenerendo boschi e lambendo paesi e città. Chi sta seguendo gli incendi racconta che al sindaco di Ottaviano e dei comuni a ridosso delle fiamme è stato dato l’ordine di evacuazione.
Momenti critici con centinaia di turisti e di abitanti del posto intrappolati nelle case e in due ristoranti, che per fortuna sono poi stati evacuati si segnalano a Torre del Greco. Secondo la Protezione civile campana, sono circa 600 i vigili del fuoco, i volontari della protezione civile gli ex forestali impegnati nelle opere di spegnimento.
Ma anche nella zona di Mattinata, nel Gargano, le fiamme hanno distrutto diversi ettari di bosco e di macchia mediterranea. Temperature altissime e vento rappresentano un formidabile innesco degli incendi. E in Calabria, nel Vibonese, le fiamme minacciano un santuario. Quando si denuncia la scarsa manutenzione del territorio come una delle cause che favoriscono gli incendi, ogni volta sembra una affermazione che è difficile da smentire. E invece proprio nella capitale, una cinquantina di interventi dei vigili del fuoco sono stati necessari per spegnere l’incendio delle sterpaglie.
Anche in Sicilia la situazione è critica. Solo in provincia di Messina, in questi giorni, secondo la Coldiretti, sono andati in fumo 2000 ettari di colture.
Ieri, 10 luglio, passerà alla storia come la giornata più drammatica per gli incendi. I dati sono della Protezione civile: «Il numero così alto di eventi e di interventi – spiega il capo dell’Ufficio Stampa della Protezione civile, Francesca Maffini – registrato in questi primi giorni di luglio rappresenta una anomalia. Ieri, siamo arrivati a 48 richieste di interventi dalle regioni, numero mai raggiunto in assoluto il 10 luglio di qualsiasi anno. Se consideriamo il periodo che va dal 15 giugno al 10 luglio, possiamo dire che quest’anno siamo arrivati a 391 richieste, nel 2007 erano 285, nel 2012, 233».
Il prefetto Bruno Frattasi, a capo del Dipartimento dei Vigili del fuoco del Ministero dell’Interno, segue gli sviluppi della giornata dalla sala operativa. «Alle 16.06 la situazione ė la seguente. Sono attualmente in corso 514 interventi di soccorso – spiega il prefetto – di questi, 336 sono interventi per incendi boschivi, di vegetazione, di aree boscoreale o coltivate».
Il prefetto Frattasi spiega che «non si tratta di lanciare l’allarme perché è evidente che la situazione è effettivamente pesante. Per il momento stiamo fronteggiando gli incendi con tutte le squadre disponibili, il che significa che in alcuni casi, quelli meno gravosi come per esempio l’incendio della sterpaglia sui cigli delle strade, i nostri interventi non sono immediati se le nostre squadre stanno operando su altri incendi più pericolosi».
Frattasi come la Protezione civile e la ex Forestale (il corpo dei forestali è confluito nell’Arma dei carabinieri), sostanzialmente individua le ragioni degli incendi in tre cause: «Il caldo, la siccità e il vento. La scarsa manutenzione del terreno e dunque la prevenzione e il controllo del territorio. E anche mire speculative».
La speculazione. Sembrava che con la ottima legislazione italiana che prevede, per esempio, il divieto di edificazione ventennale sui terreni incendiati, gli speculatori non avessero motivi per intervenire. E invece, spiegano gli investigatori che si occupano degli incendi, un movente speculativo potrebbe sempre esserci: «Prendiamo gli incendi in corso sul Vesuvio. L’Ente Parco nazionale del Vesuvio funziona molto bene. Sia per l’attività di prevenzione che di controllo del territorio. Con gli incendi, gli speculatori potrebbero aver voluto mandare un messaggio molto chiaro: “L’Ente Parco non è in grado di controllare il territorio”».
Fattore umano? Spiega il colonnello Capone, ex Forestale: «dietro l’incendio spesso c’è l’intervento dell’uomo. Ci sono gli incendi colposi, o quelli provocati da persone con un disturbo psichico. Ci posso essere incendi da parte di cacciatori o da pastori che hanno bisogno del pascolo per il loro bestiame». Le cause, i moventi e i colpevoli sono un problema. Non il problema. In queste ore è emergenza incendi.
fonte tiscali.it