Ma arrabbiarsi… serve?

Ero arrabbiato con il mio amico.

Glielo dissi e la rabbia finì.

Ero arrabbiato con il nemico.

Non ne parlai, e la rabbia aumentò.
(William Blake)

 

La rabbia è una delle emozioni di base, addirittura una delle più precoci a comparire nell’essere umano dopo la nascita. Nasce da una reazione di frustrazione quando non si riesce ad ottenere qualcosa di cui si sente il bisogno; è dunque un modo di reagire al dolore che si sperimenta quando qualcosa che si desidera non può essere raggiunto per motivi avversi, o perchè qualcuno si oppone a tale raggiungimento. Si può dunque essere arrabbiati con qualcuno o con gli eventi quando si pensa, dando erroneamente colpa al destino, che tutto si muova contro di noi.

Quando è fine a se stessa, ovvero non  oggetto di riflessione e pensiero, la rabbia rischia di diventare una bomba ad orologeria che può diventare letale sia quando è scaricata sugli altri, attraverso aggressioni fisiche e psicologiche, sia se completamente diretta verso se stessi con attacchi interni ed esterni (autolesionismo o malattie psicosomatiche come mal di testa, gastrite). Mascherarla, coprendola con altre emozioni, o reprimerla perchè considerata scorretta non ha esiti positivi nè per noi nè sulle relazioni, che rischiano di diventare falsate per un eccesso di compiacenza. Ma allora come farla diventare da disadattiva a funzionale?

Intanto la rabbia è una buona fonte di energia psichica, motore di istanze interne che se ben canalizzate possono diventare produttive invece che distruttive, e capace inoltre di attivarci fisicamente facendoci sperimentare una sensazione di maggiore forza. Occorre però fermarsi a riflettere prima di agire e/o reagire a ciò che provoca rabbia, perchè l’alta attivazione iniziale rischia di creare, come dicevamo, più danno che effetti positivi. Inoltre, come tutte le emozioni, ha diverse intensità e si può passare facilmente dal fastidio alla rabbia, e dalla rabbia all’ira o perfino all’odio, e più si alimenta questo processo più l’escalation diventa difficile da arrestare. Allora allontanarsi dalla fonte di rabbia, provare a scrivere, o a raccontare a qualcuno di imparziale, le proprie motivazioni e trovare altre fonti di gratificazione possono essere dei metodi per lasciare decantare e scegliere strategicamente come agire e canalizzare la propria attivazione. Non esistono emozioni positive o negative, esiste invece la capacità di saperle riconoscere e padroneggiare piuttosto che divenirne schiavi. Così come una gioia continua e priva di senso di realtà rischia di non far vedere come stanno le cose, altrettanto si può dire che la rabbia non sia solo disfunzionale e distruttiva. Saper ricoscere i propri campanelli d’allarme, conoscere le proprie aree di attivazione, può permettere di canalizzare al meglio le proprie risorse e far diventare l’aggressività energia utile a costruire piuttosto che a buttar giù.

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Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.