Le indagini e gli arresti di oggi per le stragi
di Davide Mattiello
Riconoscenza e stima verso investigatori e magistrati sono doverosi, ma da soli non bastano: la verità su quegli anni ha bisogno della politica. L’operazione odierna coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, d’intesa con il dott. Curcio della Dna, che individua in Graviano e Filippone i mandanti dell’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo, sulla base delle confessioni di Gaspare Spatuzza targate 2009, è una conferma della qualità professionale e umana di chi non ha mai smesso di cercare la verità sulla stagione delle stragi. Una stagione i cui effetti non sono cessati, a cominciare dalle complicità che ancora reggono segreti indicibili. Lo sguardo d’insieme sugli attacchi commessi soprattutto tra il ’92 e il ’94 ci restituisce una strategia eversiva unitaria, della quale le mafie, o come avrebbe detto Leonardo Messina già nel ’92 sentito dalla Commissione Antimafia presieduta da Violante, la Cosa Unica, sono state attrici non secondarie, ma nemmeno uniche. Poi le mafie cambiarono strategia, un po’ per necessità, tra arresti e telecomandi difettosi, un po’ per virtù: perché si intravide un nuovo ordine rassicurante per affari e potere. Per tutto ciò non basta dire “grazie!”, bisogna che la politica si faccia carico di almeno due questioni: la latitanza di Matacena che prosegue indisturbata a Dubai, nonostante tutto. Perché il ruolo politico in Calabria di Matacena in quel periodo è stato rilevante. La seconda riguarda il Csm e la rivolgo in particolare al Vice Presidente Legnini: dal 2015 pende un procedimento disciplinare nei confronti del dott. Donadio, che fino al 2013 è stato sostituto Procuratore della Dna, delegato dall’allora Procuratore Nazionale Grasso proprio al coordinamento sulle stragi. Il dott. Donadio lavorò strenuamente in quegli anni per cucire insieme e offrire alle Dda competenti elementi utili a verificare proprio questa pista unitaria, eversiva, sulle stragi e sui delitti del periodo ’92-’94, credo anzi che proprio alcuni di quegli atti di impulso siano stati utili anche per il lavoro di cui stiamo parlando. E’ possibile che ancora non si conosca l’esito di questo procedimento disciplinare? E’ possibile che il Csm non chiarisca? Se il dott. Donadio è colpevole di qualche cosa ci si assuma la responsabilità di affermarlo, altrimenti si restituisca a lui la serenità e all’opinione pubblica un pezzo di verità su chi e a che prezzo in Italia ha cercato e sta continuando a cercare di fare giustizia, per salvaguardare libertà e democrazia. E chi no.