Indagati anche due comandanti della Iuventa. Inchiesta su altre navi
La Squadra Mobile di Trapani ha notificato dallo scorso lunedì quattro provvedimenti di proroga delle indagini, firmati dal gip Emanuele Cersosimo nell’ambito delle indagini della Procura di Trapani sulla nave Iuventa appartenente alla Ong tedesca Jugend Rettet. Uno di questi provvedimenti ha riguardato il sacerdote eritreo don Mussie Zerai presidente della dell’agenzia di informazione Habeshia. Due degli altri tre provvedimenti riguarderebbero i comandanti della Iuventa, Jakob Shroter e Jonas Buya. Il quarto ancora avrebbe raggiunto un esponente del team della Jugend Rettet. Dell”inchiesta coordinata dai pm Andrea Tarondo e Antonio Sgarrella si è potuto solo apprendere che hanno natura di “atto dovuto” le quattro proroghe delle indagini, è solo indicato il reato, per tutti favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nessun capo di imputazione, ossia mancano le circostanze contestate. Ancora presto, quindi, per parlare dunque di indagati veri e propri, ma semmai è una inchiesta ancora in itinere. Anche perchè è emerso che i comportamenti anomali non sarebbero stati solo quelli della Iuventa ma anche di altre tre navi, appartenenti ad omonime Ong, sempre tedesche e cioè Seefuchs, Seawatch 2 e Sea Eye. Solo per quanto riguarda il comandante Buya il gip Cersosimo nell’ordinanza di sequestro della Iuventa indica una falsa testimonianza resa il 13 giugno all’Hot Spot di Lampedusa. I radar avevano infatti registrato la posizione in acque libiche della Iuventa al momento al comando del Buya, durante la fase di soccorso di un gruppo di migranti. Lo stesso ha spiegato che la nave sarebbe stata spinta in acque libiche dalle correnti. I pm trapanesi hanno anche a disposizione il racconto di alcuni nigeriani, sulle sevizie subite a terra prima della partenza dalla Libia dagli stessi trafficanti che poi in cambio di 1500 dollari, a testa, li hanno caricati sui barconi stracolmi indirizzati verso la Iuventa anche da un guardia coste libico. Autori delle sevizie gli stessi trafficanti che l’equipaggio della Iuventa avrebbe poi aiutato a tornare a terra. Una indagine quella in corso che non mira solo a seguire le rotte di questi “taxi del mare” ma anche la pista dei soldi, un business che, non si esclude, finirebbe fin dentro le casseforti del terrorismo.