Voti comprati

Il pm chiede la condanna del campobellese Polizzi

Il pm della Procura antimafia di Palermo, Carlo Marzella, ha chiesto due anni per  Pietro Luca Polizzi, campobellese, processato, col rito abbreviato, davanti il Tribunale di Marsala per voto di scambio politico mafioso. L’accusa però nel corso della requisitoria, ha derubricato il reato in corruzione elettorale. “Non c’è prova del metodo mafioso nel procacciamento dei voti” ha spiegato il pm Marzella”. Polizzi fu arrestato nel dicembre 2013 nell’ambito del blitz antimafia Eden. Nell’accusa pesò il fatto che è figlio di Nicolò Polizzi, già condannato a 8 anni e 2 mesi, ma il pm Marzella nel chiedere la derubricazione del reato ha attestato “l’assenza di collegamenti dell’imputato con Cosa nostra”. I voti comprati sarebbero serviti a sostenere elettoralmente, nel corso delle elezioni regionali del 2012, il medico Doriana Licata, risultata però non eletta, candidata nell’Mpa si fermò a poco meno di 5 mila voti, rimasta comunque fuori dall’indagine antimafia. L’accordo Polizzi lo avrebbe stretto con il fratello della candidata, Aldo Roberto Licata, condannato dal gup di Palermo per corruzione elettorale. Per l’accusa, sostenuta analogamente nei procedimenti oggi contro Polizzi ieri contro Licata, un voto costava 50 euro, un pacchetto di 500 voti sarebbe stato venduto a 15 mila euro. “Patto” scoperto da una intercettazione: “Duemila ora e 13 mila a cose fatte” diceva Nicolò Polizzi al figlio Pietro.  Polizzi avrebbe cercato i voti rivolgendosi al trapanese Gianfranco Gianni e al marsalese Pietro Centonze. La sera del 5 novembre 2012, a elezioni conclusi, i carabinieri osservarono un incontro tra Pietro Polizzi, Giannì e Centonze. Quest’ultimo fu poi fermato dai militari dell’arma e fu trovato con due mazzette di soldi di 9 mila e 3 mila euro.

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