La chiamata, l’intervento, l’esplosione e quella vita da salvare. Così sono morti i due Vigili del Fuoco

Il giorno del cordoglio, dell’incredulità. Due eroi morti nel compimento del proprio dovere

Giorgio Grammatico, foto Facebook

TRAPANI. A Catania si indaga sulle cause della deflagrazione che ha causato la morte dei due vigili del fuoco intervenuti in via Garibaldi mercoledì sera. La segnalazione, arrivata alla centrale intorno 19:30, segnalava una forte puzza di gas proveniente da un appartamento al piano terra di una palazzina. Nel cuore del “Fortino” di Catania. Sul posto la squadra di turno, composta da 5 uomini. Uomini, padri, colleghi che si conoscevano da tempo. Sembrava un intervento di routine, ma c’era un uomo da salvare. Infatti del signore che abitava nell’alloggio, che al piano terra aveva una piccola officina per le biciclette, non c’erano notizie. Non rispondeva. Così la squadra decide di intervenire cercando di buttare giù la porta. Da lì a poco la deflagrazione provocata dall’interno dell’edificio. Il boato, il silenzio, le urla, il sangue e i soccorsi sul posto. Il bilancio è tragico: morto carbonizzato il signore di 75 anni, Giuseppe Longo, e due vigili del fuoco, il trapanese Giorgio Grammatico, 38 anni, e il catanese Dario Ambiamonte, 40 anni, entrambi papà. Altri due Vigili del Fuoco sono ricoverati in ospedale per le gravi ferite riportate. La cronaca di questi giorni ci racconta una fatalità. Ma sarà la magistratura a stabilirlo, intanto resta un grande dolore.

Dario Ambiamonte, foto Facebook

Sono morti nel tentativo di salvare una vita, ma per loro (per tutti i vigili del fuoco) è la normalità. Non esistono turni, festività, notte o giorno, la vita del vigile del fuoco è questa. Giorgio, il trapanese trapiantato a Catania, era un bravo vigile del fuoco. Trapani è sotto shock, in lutto. Giorgio era un figlio della città. Uno sportivo, buono e generoso. Attaccato alla famiglia e al figlio che non vedrà più crescere.  Sul suo profilo facebook le ultime foto postate lo ritraggono con il figlio. Un amore forte tra i due, che il destino ha separato per sempre. Sempre su facebook la passione per il calcio, l’ultima festa del papà, e la quotidianità che mercoledì si è trasforma in un inferno.

Giorgio, oltre che tifoso granata, in passato ha vestito le maglie di Trapani e Marsala, per questo era molto conosciuto negli ambienti calcistici locali. Una cruda realtà che non può essere digerita. Fa più male quando avviene così. Perché Giorgio e Dario sono morti da eroi, nel tentativo di salvare la vita di un uomo in difficoltà. Sono morti nel compimento del proprio dovere. Tutto il resto lo stabilirà la magistratura che indaga sulle cause dell’esplosione. Gli inquirenti infatti dovranno accertare se si è trattato di un incidente o di un tentativo di suicidio da parte dell’anziano.

Sui profili social di Giorgio e Dario in tanti, colleghi e amici, lasciano messaggi di cordoglio. Un cordoglio sincero. Lieve come una carezza. In tanti manifestano incredulità, e qualcuno scrive: “Ciao Giorgio veglia sul tuo piccolo…non riesco a crederci”. Un amico molto vicino affida a facebook l’ultimo saluto per Giorgio: “Tanti chilometri, pochissime ore di sonno sperando che il risveglio cancellasse questo brutto incubo – scrive un amico su Facebook – hai voluto indossare questa divisa più di ogni altra cosa perché tu SEI UN POMPIERE VERO. Mi hai insegnato a sorridere alla vita. Ti voglio ricordare con il sorriso, con la tua gentilezza, il tuo altruismo”.

Anche sul profilo di Dario in molti hanno deciso di lasciare dei messaggi, tra questi: “Addio caro amico mio…che tristezza…che Dio veglia sulla tua anima, buona e saggia”.

Il dolore di due città in lutto, il dolore di un’intera regione, di un Paese in lacrime, il nostro dolore.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.