Camminare per re-incontrarsi…

Il nostro incedere, il modo in cui camminiamo, la dice lunga anche sul nostro stato d’animo e sull’attività della nostra mente. Passi e pensieri, pensieri e passi, accavallarsi di ragionamenti o distensione del proprio ragione… persino una fermata, se brusca, o decisa con calma, è segno di qualcosa che si muove dentro la testa probabilmente allo stesso ritmo dei nostri piedi.

Passi veloci e ampie falcate se sono in ansia e voglio raggiungere un luogo prima possibile. O ancora movimenti nervosi, scatti  avanti e indietro, e passeggiatine sul posto se sono impaziente di ottenere qualcosa, di ricevere una chiamata o una notizia. Passi lenti e sguardo attento al paesaggio se voglio gustarmi il percorso stando sereno che la meta, reale o figurata, è alla mia portata, alla fine dei miei passi per raggiungerla e del tempo di cui dispongo per farlo.

Corriamo spesso da una parte all’altra delle città, per gran parte dei giorni della settimana, quasi sempre impegnati in molteplici attività e diretti alle mete senza considerare che spesso ci perdiamo percorso o perchè utilizziamo qualche mezzo, o ancora perchè anche a piedi non ci curiamo ugualmente di ciò che stiamo facendo e di ciò che circonda.

Invece proprio il “semplice” camminare può diventare un’ attività terapeutica se scelta consapevolmente per riconnettere in modo naturale il corpo con il proprio pensare, con il proprio cognitivo. Studi dimostrano che camminare, soprattutto nella natura, abbia effetti antidepressivi o capaci di influire sull’autostima e questo perchè ci permette di ritrovare un equilibrio, di rimettere al primo posto proprio noi stessi con tutta la nostra essenza (pensiero) e la nostra sostanza (corpo). Camminando posso conoscere la fatica della salita ma anche gustarmi la soddisfazione di aver percorso la strada, di aver raggiunto uno o più obiettivi; posso considerare la discesa come talvolta più semplice ma non per questo priva di pericoli o di momenti in cui stare all’erta per evitare la caduta.

Camminare da soli, poi, aiuta davvero a lasciar fluire liberamente sensazioni, emozioni e pensieri e può diventare opportunità per pensarsi e sentirsi proprio nell’attimo stesso in cui si cammina, con le preoccupazioni o le gioie del momento, insomma un momento per sè per ritrovarsi e percerpirsi (Oggi mi sento preoccupato o rilassato? Cosa dice il mio passo di questo momento? Voglio continuare a camminare così o voglio cambiare qualcosa?). Ma camminare non è un’attività da fare solo in solitaria, può essere anche un buon momento da condividere o con cui cogliere i vantaggi relazionali del trovare un passo comune, del godere insieme dell’essere in compagnia o di poter osservare la realtà circostante con occhi diversi.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteIeri sera il loro concerto ad Alcamo: l’intervista ai Mezzotono.
Articolo successivoUn piccolo “fiume” d’acqua da sotto l’asfalto
Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.