Trapani, e quella certa grande fuga

Nuove dimissioni dal Pd, adesso tocca a Domenico Rizzo

Ciò che non ci piace di questa campagna elettorale per le amministrative a Trapani lo abbiamo già detto, ma lo ripetiamo. Non ci convince la “ricetta” politica del “volemose bene” e che sta vedendo amalgamare e non solo attorno a quelli che sembrano essere i principali competitor, ossia Giacomo Tranchida e Vito Galluffo, pezzi una volta diversi, distinti e lontani , dispersi tra centrodestra e centrosinistra, tanti vassalli, valvassori e valvassini che nel tempo hanno incantato i poveri servi della gleba per far contenti i propri “re”. Certamente la politica è fatta di un continuo “divenire”, ma come si dice dalle nostre parti, “ci vole ‘u vento in chiesa, ma no astutari i cannili”. Sopratutto dalle parti di Tranchida dove tanti individuando il carro del vincitore sono subito saliti sopra pensando di staccare un ticket per entrare a Palazzo Cavarretta, senza guardare se gli alleati sotto il cielo tranchidiano siano o meno tra essi politicamente compatibili. Tranchida ha dalla sua parte la capacità di essere un buon amministratore, ma abbiamo l’impressione che rischia l’impopolarità continuando a resuscitare certi soggetti politici o mantenendo in corsa consiglieri spregiudicati. Saremo attenti in che modo a liste completate e presentate, Giacomo Tranchida esporrà il suo programma politico, allora e non oggi attendiamo di capire in che modo Tranchida saprà garantire la politica della discontinuità. Che è poi la sfida che lanciamo a tutti gli altri candidati. Perché anche gli altri candidati, Bologna, Civica Scirocco, Mazzonello, Cinque Stelle, offrono questi scenari, tentando, va loro riconosciuto, di lavorare per creare un ambito politico amalgamabile, segnando i confini dagli altri candidati con la parola novità. Mentre a Galluffo, anche lui ha raccolto adesioni da ambo i fronti politici una volta contrapposti e che adesso sembrano sciolti come neve al sole, centrodestra e centrosinistra, gli va riconosciuto che almeno dalle parti della sua “chiesa” il vento è entrato senza però spegnere le candele. Per dirla alla nostra maniera, che sappiamo non essere totalmente gradita, conoscendo un pizzico di usi e costumi della nostra città di Trapani, le alleanze in nome del “volemose bene” non ci piacciono perché sono di quelle alleanze che spesso consentono certe pesanti infiltrazioni. Trapani è città di mafia e massoneria, e certa maionese dentro può finire con il far mescolare questi ingredienti. Le maschere c’erano una volta, pensiamo ci siano ancora adesso. Oggi ci interessiamo ancora del Pd. Nuove dimissioni. Dopo quella del segretario dei giovani dem, Gaspare Messina, adesso arrivano quelle di Domenico Rizzo, un altro brillante giovane che da tempo aveva messo a disposizione il proprio impegno per il partito. Anche lui ha deciso di lasciare. Il fatto che sulla scheda elettorale delle prossime elezioni amministrative a Trapani non ci sarà il simbolo del Pd, scelta che i maggiorenti hanno deciso di perseguire per soddisfare la richiesta del candidato sindaco Tranchida, ha messo in crisi diversi militanti, come per l’appunto Domenico Rizzo. Ci fermiamo qui e vi offriamo in lettura la lettera firmata da Domenico Rizzo.

Amici e Compagni, con questa lettera intendo comunicare le mie dimissioni con effetto immediato dal Partito Democratico e da tutti gli incarichi da me ricoperti all’interno degli organismi. Ho sperato davvero di non dover mai scrivere questa lettera, ma ciò che è avvenuto e sta avvenendo a Trapani non può più essere taciuto. Mi preme innanzitutto ringraziare l’amico e dirigente del PD Pietro Savona, persona perbene, accanto alla quale non più tardi di 12 mesi fa abbiamo condotto una battaglia, del tutto trasparente, contro un modo di amministrare la nostra città che non ci è mai appartenuto, orgogliosi di indicare il Partito Democratico come quella forza politica che si proponeva, con un programma credibile e attuabile, alla guida della nostra città per rendere Trapani una città normale!

Oggi assisto, invece, ad un partito che, dopo settimane di silenzio, durante l’ultima riunione decide di non presentare il proprio simbolo alla prossima competizione elettorale! Presentando il logo “i Democratici” nel quale sarebbero dovuti confluire tutti i candidati che facevano riferimento al PD.

Io ritengo che il Partito Democratico, snaturandosi del suo ruolo che da sempre lo ha contraddistinto, ha commesso l’errore di trasformarsi in comitato elettorale permanente: tale mutazione ha consentito negli ultimi anni il raggiungimento di risultati ragguardevoli ed inimmaginabili negli anni precedenti con la triste conseguenza però di azzerare l’ entusiasmo, allontanare il gruppo dirigente dalla società, eliminare momento di confronto e coinvolgimento dei cittadini.

Difficile sarà spiegare agli elettori del Partito Democratico che non ritroveranno sulla scheda elettorale il simbolo del partito su cui hanno posto una “X” in ogni tornata elettorale! Inoltre sembrerebbe di capire che la lista “i Democratici” non sia andata in porto e che i dirigenti del PD locale saranno in maggior parte candidati nella lista “DEMOS”, con tanto di confusione ingenerata dai manifesti che da qualche giorno compaiono in città con stesso sfondo, stesso colore ma con la scritta “DEMO” (viene naturale anche chiedersi: “la campagna affissione da chi è finanziata?!”).

Le manovre poco lungimiranti hanno sottratto potere contrattuale e peso specifico politico ai propri esponenti. Spiace pensare che molti elettori del partito democratico dovranno tapparsi il naso pensando che i tesserati nonché i dirigenti del PD saranno candidati in liste che si trovano in coalizione con altre liste formate da uomini e donne che poco hanno in comune con la storia e la cultura proprie del Partito Democratico.

Piuttosto che mettere in sicurezza il Partito, quindi, si preferisce dare garanzie a coloro i quali intendono l’appartenenza politica come qualcosa che possa funzionare ad intermittenza, come una specie di ascensore o pullman dal quale ognuno scende e sale quando gli pare per fare i comodi propri, costringendo i dirigenti del PD a sopportare insulti e bacchettate da qualche attivista dell’ultima ora a gettone, con ampio avallo dei dirigenti locali e nazionali.

In queste condizioni, in attesa che cambi qualcosa, non sentendomi più rappresentato da questo modo di fare politica, comunico le mie dimissioni da iscritto del PD e da tutti gli incarichi all’interno del PARTITO DEMOCRATICO.

Un partito che non vede, non sente e non parla non è certo quello per cui tanti di noi hanno lavorato.

Domenico Rizzo

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.