Portare in quattro anni l’industria siciliana dall’attuale 13 per cento del Pil regionale al 20. Che tradotto significa un incremento da 9,5 miliardi di euro a 15. È questa la sfida lanciata dal presidente di Sicindustria, Giuseppe Catanzaro, al governo e al parlamento siciliano, dall’assemblea pubblica che si è tenuta oggi a Marsala presso le Cantine Pellegrino. Presente il vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao.
Obiettivo che può essere raggiunto, secondo gli industriali, solo se si rende la Sicilia credibile e attrattiva e se si punta sul lavoro reale e non assistito. Ma non solo. Un passaggio fondamentale è quello relativo alla prevenzione della corruzione, “argomento – ha denunciato Catanzaro – che sembra non appassionare il dibattito, come ha dimostrato il silenzio assordante delle istituzioni registrato in occasione della presentazione dello studio realizzato da Sicindustria, Confartigianato, Cna e Ance Sicilia sulla trasparenza degli enti locali, dal quale è emerso un quadro davvero sconfortante”. Quindi il monito al governo a “intraprendere la strada delle riforme, cambiando il modello di sviluppo, abbandonando la logica dei contributi a pioggia e puntando su scelte selettive dei comparti sui quali investire e su una reale valutazione dei progetti da finanziare. Cose che mal si conciliano, ad esempio, con il meccanismo del click day”.
- Una sfida di legislatura
“Secondo l’Istat – ha spiegato Catanzaro – la quota dei servizi legati alla pubblica amministrazione è attualmente pari a circa il 30% del pil siciliano. L’industria è appena all’8%. Questo è un sistema che non produce ricchezza, occupati e benessere, ma solo disoccupazione e povertà. Noi vogliamo una Sicilia che include mettendo al centro la creazione di nuove opportunità di lavoro soprattutto per i giovani; vogliamo una Sicilia che cresce e attrae dove chi ha investito e investe è un valore sociale e non un nemico da abbattere. È per questo che lanciamo una sfida al Governo e al Parlamento regionale: entro il 2022 portiamo l’industria dall’8 al 12% e le costruzioni dal 5 all’8% del pil siciliano. Questo significherebbe incrementare il valore aggiunto dell’industria in senso stretto da 6 a 9 miliardi di euro e quello delle costruzioni da 3,5 a 6 miliardi. Ripartiamo da quella piccola e media impresa che ha permesso all’Italia di diventare il secondo Paese manifatturiero d’Europa e che oggi, invece, soprattutto in Sicilia, è messa all’angolo da una economia drogata da una ‘pseudo’ impresa pubblica che dell’impresa non ha nulla e del pubblico ha tutte le storture, le disfunzioni e i vecchi vizi: prendere risorse dalle tasche dei cittadini e alimentare, in troppi casi, clientele e compromessi elettorali”.
- Una Sicilia credibile e attrattiva
Le imprese non chiedono assistenza. “Non siamo qui con il cappello in mano a elemosinare soldi – ha sottolineato Catanzaro –. Siamo qui pronti a confrontarci con tutti per consentire alle nostre aziende di svolgere, nella normalità, il proprio ruolo. Solo quello. Metteteci nelle condizioni di lavorare e di competere. Non è possibile aspettare 4.000 giorni per una autorizzazione o 600 giorni (contro i 30 previsti dell’Ue) per ottenere il pagamento di una fattura. Lo ripeto: bloccare qualsiasi procedimento ha un costo sociale che pesa, in particolare, sui meno fortunati. È per questo che chiediamo al governo e al parlamento di intervenire con urgenza per rendere la Sicilia credibile e attrattiva, rimuovendo le tante storture che ad oggi ci costringono a competere con un braccio legato dietro la schiena. In tal senso apprezziamo l’impegno del governo a far nascere una Agenzia per l’attrazione degli investimenti. Il disegno di legge organico in materia di semplificazione amministrativa, che la prevede, è una buona base di partenza e non mancheremo di fornire il nostro contributo”.
- Lavoro reale e non assistito
È necessaria una strategia per lo sviluppo dell’apparato produttivo siciliano per aumentare l’offerta di lavoro reale e non assistito e restituire potere d’acquisto alle famiglie. “Abbiamo preso atto – ha affermato Catanzaro – di ciò che il Presidente Musumeci ha sostenuto lo scorso 21 aprile confrontandosi con i Giovani Imprenditori di Confindustria, ossia della necessità di non tutelare il posto di lavoro improduttivo, ma assicurare piena e massima tutela ai lavoratori che producono. Per questo, però, bisogna avere il coraggio delle scelte e finanziare lo sviluppo e non la disoccupazione o, peggio ancora, la finta occupazione che è un’offesa in primis agli stessi lavoratori”.
- Sicindustria: il vantaggio di essere uniti
La nascita di Sicindustria ha consentito la riorganizzazione di Confindustria in Sicilia con minori costi di esercizio, una maggiore efficienza nei servizi erogati alle imprese e una più incisiva capacità di rappresentanza. “Ma soprattutto – ha sottolineato il leader degli imprenditori – ha consentito alle aziende associate di essere al centro del confronto delle politiche economiche e, in particolare, delle relazioni industriali. La sfida lanciata con la nascita di Sicindustria ci ha premiato: oggi Confindustria in Sicilia rappresenta oltre 1.500 imprese con 80 mila dipendenti; 2,5 miliardi di stipendi pagati ogni anno e oltre 15 miliardi di fatturato”.