Fazio, pm chiedono processo

L’ex sindaco accusato di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e traffico illecito di influenze. Richiesta di rinvio a giudizio anche per giudice Cga De Lipsis. Udienza il 9 luglio

L’accusa è grave, quanto le singole contestazioni. L’ex deputato regionale ed ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio per la Procura di Trapani ha fatto mercimonio del proprio incarico parlamentare. Ma non solo sfruttando una cerchi di conoscenze altolocate avrebbe pilotato o cercato di pilotare alcuni pronunciamenti giudiziari. La procura di Trapani ha chiesto per Fazio il processo. La richiesta di rinvio a giudizio, firmata dai pm Sardoni e Belvisi,  è all’esame del gup, giudice Antonio Cavasino, che ha fissato per il 9 luglio l’udienza preliminare. Assieme a Fazio è indagato l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa, il giudice Raffaele De Lipsis, anche per lui i pm hanno chiesto il processo con l’accusa di traffico illecito di influenze. Fazio è accusato di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e quindi anche traffico illecito di influenze. Altri due indagati nello stesso procedimento, l’armatore della Liberty Lines Ettore Morace e l’imprenditore Leonardo Carpinteri, pare si avviano al patteggiamento della condanna, le loro posizione sono state stralciate, ma i loro nomi si leggono nelle dieci pagine della richiesta di rinvio a giudizio. Arriva quindi al processo uno dei tronconi dell’indagine “Mare Monstrum” e cioè l’indagine sulla cosiddetta “tangentopoli del mare” , che proprio un anno addietro, a maggio, vide finire agli arresti domiciliari l’on. Girolamo Fazio allora deputato regionale in carica e in piena corsa per tentare il ritorno da sindaco a Palazzo D’Alì. In carcere finì l’allora armatore e presidente indiscusso della Liberty Lines, Ettore Morace.

 

Un altro troncone dell’indagine è nelle mani dei pm di Palermo: anche lì è indagato Ettore Morace, assieme al padre, il patron del Trapani Calcio Vittorio Morace (che intanto ha ceduto il timone di comando della squadra a Paola Iracani) colpito da un corposo provvedimento di sequestro di beni legato proprio all’inchiesta che a Palermo vede tra gli altri sotto inchiesta anche l’ex governatore Rosario Crocetta, l’ex sottosegretario Simona Vicari, l’ex dirigente della Regione Salvatrice Severino. Il troncone trapanese è tutto concentrato su Girolamo Fazio a capo di un vero e proprio “cerchio magico”. Fazio ha subito anche lui un sequestro di beni ed è ancora sottoposto al divieto di espatrio. Cosa che non gli ha impedito proprio di recente a recarsi a Verona, in occasione del Vinitaly e lì farsi fotografare a brindare con l’attuale assessore

 

regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa in visita istituzionale allo stand della Sicilia. Nonostante l’indagine pesante che lo riguarda, Fazio sembra non essere uscito fuori dagli importanti salotti della politica e dell’imprenditoria siciliana. Nonostante un capo di accusa ricco di contestazioni e che i pm Belvisi e Sardoni, che hanno coordinato il troncone trapanese dell’inchiesta frutto di una attenta e approfondita indagine dei carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale, hanno ripercorso passo passo nella loro richiesta di rinvio a giudizio. Esternando minacce a destra e manca, quando incontrava ostacoli sul suo cammino, ne sanno qualcosa, scrivono i magistrati, i dirigenti dell’assessorato regionale alla Mobilità e anche i dirigenti dell’Irsap, l’ex consorzio di sviluppo industriale: “la pagherete cara, è questione di tempo ma la pagherete cara”. Parole per esternare potere e arroganza e tentare di rendere malleabili i suoi interlocutori. Violenza verbale che anni addietro costò a lui una condanna per tentata violenza privata. Fazio avrebbe operato tutelando gli interessi da una parte della Liberty Lines, la compagnia armatrice leader nella gestione del traffico navale veloce, riuscendo ad agire in termini di monopolio reso indiscutibile pare a colpi di mazzette, e dall’altra parte dell’impresa “Stefania Mode”, un’azienda parecchio protagonista nel mondo del commercio on line, e i cui negozi oggi abbelliscono il centro storico trapanese. Anche in questo caso un contraccambio, Fazio risulta avere assunto la consulenza legale dell’impresa, quando ancora era deputato regionale, si sarebbe interessato per favorire l’insediamento della ditta in uno dei capannoni dell’area industriale di Trapani, attraverso anche la presentazione di un disegno di legge all’Ars, pretendendo un lauto compenso anche camuffato con una falsa fattura per una inesistente fornitura di vini. E questa contestazione di reato è clamorosa, Fazio infatti avrebbe agito in questa maniera, da fuorilegge assolutamente, pretendendo il pagamento di quella fattura proprio era sotto indagine per Mare Monstrum ed era appena uscito dagli arresti domiciliari. La contestazione di reato i pm l’hanno temporalmente collocata infatti a luglio 2017. A due mesi quindi dal suo arresto e a poche settimane dal ritorno in libertà. Nel faldone processuale ci sono anche i verbali di interrogatorio di Ettore Morace e Leonardo Carpinteri. Piena ammissione della corruzione dell’ex deputato Fazio. Morace ha spiegato in modo approfondito i rapporti tra Fazio e la famiglia Morace, ammettendo che le regalie a Fazio, denaro ed altro, anche la ristrutturazione di alcuni suoi appartamenti, erano la conseguenza dell’accordo di corruttela. Morace è accusato di avere pagato la campagna elettorale a Fazio in occasione delle scorse amministrative, la ristrutturazione di alcune sue proprietà. Le “mazzette” sono state “contabilizzate” dalla Procura: 48 mila 506 euro nel 2016, 95 mila 160 euro nel 2014, 4 mila 500 euro nel 2015; altri 20 mila euro intascati dall’imprenditore Antonino Di Via, denaro che l’imprenditore aveva intascato dalla Liberty Lines con una fattura “fittiziamente emessa” nel 2017 per acquisto di infissi da parte della società armatrice. Assieme alle “tangenti” poi un’altra serie di favori. Da parte dell’imprenditore Carpinteri le cessioni di denaro a Fazio per i pm sono altrettanto cospicue, 24 mila euro nel 2016, 50 mila euro nel 2017, di questi 47 mila euro per la (falsa) fornitura di 800 bottiglie di vino provenienti dalla Cantina Primavera, 54 euro a bottiglia. Fornitura ovviamente mai arrivata a Carpinteri. All’armatore Morace poi Fazio avrebbe reso note circostanze che dovevano restare segrete, legate a quanto emergeva nell’ambito del Parlamento regionale e sopratutto da alcuni approfondimenti che erano condotti dalla commissione regionale antimafia, presieduta dall’attuale governatore siciliano Nello Musumeci e della quale Fazio era vice presidente. A Fazio è contestata anche la condotta sull’assegnazione alla compagnia armatrice del Morace di una parte delle banchine del porto di Trapani, esercitando, scrivono i pm pressioni sulla dirigenza dell’Irsap, l’ex consorzio dell’area industriale, che ne deteneva il controllo. Il giudice De Lipsis poi sarebbe stato l’artefice di una illecita mediazione spinta dal Fazio per garantire a Morace di ottenere un pronunciamento a suo favore, relativo ad un ricorso presentato al Cga. La Procura, infine, ha individuato la presidenza della Regione quale parte offesa.

 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.