Cassazione: diventano definitive le sentenze del procedimento Eden 2. Dieci anni per il nipote di Matteo Messina Denaro
La Cassazione respingendo i ricorsi presentati contro le condanne di secondo grado, ha confermato le sentenze scaturite dall’operazione Eden 2. Dieci anni e dieci mesi dovrà scontare il nipote acquisito di Matteo Messina Denaro, Girolamo “Luca” Bellomo, marito di Lorenza Guttadauro, avvocato, nipote diretta del capo mafia latitante da parte di madre, Rosalia, moglie di un altro famigerato boss palermitano, Filippo Guttadauro. Luca Bellomo prima dell’arresto, nel novembre 2014, si presentava come un abile uomo d’affari, concessionario di una nota azienda specializzata negli arredamenti per alberghi. Pedinato dai carabinieri del Ros, Bellomo spesso è stato seguito nei suoi viaggi anche all’estero, anche in Colombia.Bellomo parlava poco al telefono, quando stava lontano dall’Italia teneva addirittura il cellulare spento. Bellomo fu arrestato assieme ad altre 15 persone, tra le accuse anche quella di avere pianificato e organizzato una maxirapina nel deposito di Campobello di Mazara di un corriere. Per la Dda di Palermo il provento di quella rapina, 100 milioni di euro, servì alla latitanza di Matteo Messina Denaro. Prima del suo arresto il giovane Luca Bellomo aveva fatto la sua comparsa nella Cappella Palatina di Palermo in occasione del matrimonio della cognata. Un matrimonio tra famiglie di mafia, i Guttadauro da una parte i Sansone dall’altra. L’arresto di Bellomo fece seguito ad un altro blitz durante il quale furono arrestati suo cognato, Francesco Guttadauro e sua zia, Patrizia Messina Denaro. Tra i condannati in via definitiva , a due anni, c’è anche una comparsa della soap opera della Rai “Agrodolce”, girata in Sicilia: Salvatore Lo Piparo, affiliato al clan di Bagheria, nella soap recitava la parte di un polziotto, poi ha deciso di collaborare con la giustizia. La Cassazione ha fatto diventare definitive le condanne per Rosario e Leonardo Cacioppo, rispettivamente 10 anni e 10 mesi e 8 anni e 9 mesi, Ruggero Battaglia, 8 anni, Giuseppe Nicolaci e Salvatore Vitale, 6 anni e 8 mesi, Salvatore Lo Piparo e Benito Morsicato, 2 anni , Giovanni Ligambi, 1 anno e 2 mesi. I giudici della Cassazione hanno riconosciuto risarcimenti nei confronti delle parti civili, tra questi l’associazione Libera, dell’associazione antimafie e antiracket “La verità vive”, del centro studi “Pio La Torre.