Caltanissetta: sentito il pentito Giuffrè nel processo contro Matteo Messina Denaro per le stragi del 92
di Aaron Pettinari
“Che cosa nostra trapanese, e non solo, fosse in contatto con la massoneria, in modo particolare con la Propaganda 2 lo sapevamo tutti. Addirittura si sapeva che vi erano anche altre logge più o meno collegate tra di loro con la P2 e si diceva che uomini d’onore di Cosa nostra, addirittura Mariano Agate, fossero iscritti alla massoneria”. A svelare i collegamenti tra la mafia siciliana e la massoneria deviata di Licio Gelli (in foto) è Antonino Giuffrè, sentito come testimone lo scorso 5 luglio al processo in corso davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta (presieduta da Roberto Serio) contro il super latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del 1992. La primula rossa di Castelvetrano, infatti, è accusato di essere tra i mandanti degli attentati di Capaci e via d’Amelio, in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte.
L’ex boss di Caccamo, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Gabriele Paci, così come aveva detto la scorsa udienza, ha anche ribadito che pure il Capo dei capi Totò Riina era d’accordo che si tenessero attivi certi rapporti: “Lo torno a specificare. Lo stesso Riina in sede di una commissione provinciale aveva asserito che coloro che facevano parte della mafia, a denti stretti, potevano starci nella massoneria. Lui sottolineava sempre di ‘prendere senza dare’. Questi discorsi sono all’interno di cosa nostra, detti da Riina in persona ma anche tra me e Provenzano, o con ‘mastro Ciccio’ (Francesco Messina Denaro, ndr)”. Sull’appartenenza di Mariano Agate alla massoneria Giuffrè ha aggiunto: “Io non ricordo se mi fu detto da Riina, ma era un discorso che girava dentro Cosa nostra. Si diceva che questi erano delle persone che andavano tutelate e salvaguardate perché facevano e potevano essere utili nell’interesse di Cosa nostra”.
Successivamente il collaboratore di giustizia ha anche puntualizzato come proprio quella trapanese si caratterizzava per essere una Provincia con una forte “presenza di queste organizzazioni coperte”. Non solo. Alla domanda specifica sui contatti tra le famiglie trapanesi e il “venerabile” Licio Gelli, Giuffrè ha ribadito di essere a conoscenza di questi contatti, definendo la P2 come “la madre di tutte le massonerie deviate o coperte”.
Infine l’ex boss di Caccamo ha anche parlato di “collegamenti” tra la criminalità organizzata locale e l’Africa, anche se non ricorda se si trattassero di contatti con soggetti appartenenti ai servizi deviati.
Fonte antimafiaduemila.com