PARTANNA. Sono arrivati da tutta Italia per non dimenticare la “picciridda”. A distanza di 26 anni dalla morte di Rita Atria, oltre a coloro che ci sono sempre stati, si sono aggiunti anche duecento giovani del raduno nazionale under 30 di Libera.
Rita, è considerata la settima vittima della strage mafiosa di via D’Amelio, quella dove il 19 luglio del 1992 morirono uccisi dal tritolo di Cosa nostra il procuratore Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina.
La sua vita è strettamente legata a quella del giudice Paolo Borsellino, che sin dal primo momento per lei è stato come un padre. Alla morte del giudice, dopo esser diventata testimone di giustizia, la picciridda si è sentita sola e dopo pochi giorni si lanciò dalla finestra del suo appartamento romano. La piccola Rita ha perso così la propria vita, lontana dalla sua Partanna e dalla Sicilia. Ma i responsabili della sua morte sono i mafiosi e il silenzio.
Quella di Rita, oggi, è una memoria viva, come ci suggerisce Don Ciotti, che continua a lasciare un segno indelebile nelle coscienze delle nuove generazioni. Il ricordo di Rita, infatti, non si ferma solamente al 26 luglio, ma rivive quotidianamente nelle nostre azioni individuali di responsabilità e impegno.