La lettera sulle nomine Rai pubblicata oggi sul Fatto Quotidiano
di Giorgio Santelli, giornalista
Vi proponiamo la lettera che il giornalista Giorgio Santelli, cronista di Rai News 24 , ha indirizzato al direttore de Il Fatto Quotidiano, pubblicata sull’edizione di oggi, a proposito delle nomine nel Cda della Rai. Inutile sottolinearVi che noi di Alqamah.it la condividiamo in pieno.
Caro direttore,
sono un giornalista Rai arrabbiato e amareggiato. Oggi come ieri. Non è che l’indignazione passa sulla base del politico di turno che mette le mani su un bene pubblico a seconda che sia più o meno vicino all’appartenenza culturale di ciascuno. Ero un giornalista indignato quando dalla Rai cacciarono Biagi, Santoro e Luttazzi.
Ero un giornalista indignato insieme ad Articolo 21 con Federico Orlando e Sergio Lepri quando la Rai con la legge Gasparri finiva sempre più sotto il controllo della politica. Restavo un giornalista indignato quando si tentava con la legge sulle intercettazioni di togliere agibilità al lavoro dei cronisti.
Ero un giornalista indignato quando la legge di riforma della governance Rai poneva il servizio pubblico ancor più sotto il controllo del governo nella passata legislatura. Sono ancora indignato oggi quando un vice presidente del consiglio dice che comincia la rivoluzione in Rai cacciando raccomandati e parassiti, indicando all’opinione pubblica un mondo da trattare con disprezzo, nel suo complesso, sparando nel mucchio. Indignato perché indica anche il nome del Presidente della Rai quando, per legge, spetterebbe al nuovo consiglio nominarlo, senza alcuna indicazione politica.
Sono indignato perché di fronte a questi attacchi nessun nuovo membro del consiglio di amministrazione della Rai ha proferito parola, nemmeno quello eletto da noi dipendenti. E sono indignato perché quelle parole di disprezzo arrivano da chi, da quando è entrato in Parlamento, dice di voler togliere il peso della politica dalla Rai.
Invece ha utilizzato quella stessa legge per arrivare a nuove nomine. Non poteva fare come per il decreto dignità? Non poteva, per decreto, definire le nuove fonti di nomina e arrivare ad un nuovo CdA che davvero definisse l’inizio di quella rivoluzione che oggi, invece, non ha altro obiettivo che quello di normalizzare la Rai asservendola nuovamente ai vincitori del tempo corrente?
Per questo sono anche oggi indignato, come sempre. I dipendenti della Rai, tutti i dipendenti, non vedono l’ora di poter lavorare in autonomia, forti della loro indipendenza e professionalità, capaci di lavorare a produzioni interne senza dovere accettare che si dia sempre più spazio agli appalti esterni per soddisfare le esigenze della politica. Perché questo è.
Poi parassiti e raccomandati ci sono? Probabilmente sì, come in ogni comunità, come in ogni azienda. Ma il raccomandato, senza raccomandazione, non esiste in natura. E la raccomandazione, quando arriva, viene per lo più dalla politica. Se la Rai soffre di questo male, allora, ancora una volta il problema non sta a viale Mazzini o a Saxa Rubra ma forse a Palazzo Madama e a Monte Citorio.
E a quanto pare chi c’è ora li, farà come altri hanno fatto in passato. Se il buongiorno si vede dal mattino, i primi segnali dicono questo. Nomine e casting compresi.
fonte Il Fatto Quotidiano