Massimo Fundarò, presidente dell’associazione ambientalista Ecò, dopo aver inviato una lettera al Sindaco di Alcamo, in riferimento alla possibile nascita di un impianto di BioGas nel territorio alcamese, ha deciso di presentare delle osservazioni all’Assessorato Regionale dell’energia e dei Servizi di Pubblica Utilità Dipartimento Regionale dell’acqua e dei Rifiuti, per contrastare l’autorizzazione della realizzazione di questo impianto da parte della Ditta Asja ambiente Italia S.p.a.
Nello specifico Fundarò prima fa delle “obiezioni” di natura giuridica, perché, secondo lo stesso in contrasto con la Direttiva Comunitaria su “Economia Circolare”, in quanto “pur presentandosi nominalmente come industria per la produzione di Biometano Avanzato, attraverso il trattamento anaerobico della biomassa, è a tutti gli effetti un’installazione di INCENERIMENTO DI RIFIUTI provenienti da raccolta differenziata, prevedendo l’avvio a combustione del rifiuto ligneocellulosico, vari CER, e del digestato CER 190604. Quindi l’evidente contrasto con la DIRETTIVA risiede dell’avvio diretto del rifiuto verde ad Incenerimento.
E in più in contrasto con la Direttiva, infatti lo è anche “in relazione al rispetto della gerarchia dei rifiuti, dove l’operazione di incenerimento ( al quale viene preposto il riciclaggio ) è preferibile solamente allo smaltimento.
Inoltre la DIRETTIVA 2018 fissa obiettivi vincolanti per la preparazione, per il riutilizzo ed il riciclaggio degli urbani ( 55% al 2025, fino al 65% al 2035 ) nei quali non rientrano certo i rifiuti avviati ad incenerimento, non permettendo, così, di perseguire gli obiettivi comunitari vincolanti.
Invece dal punto di vista progettuale, Fundarò osserva che “la descrizione del progetto che risulta fuorviante e incompleta, perché “viene omessa la parola rifiuti, sostituita con BIOMASSA, ed ancora più evidente è l’emissione dell’operazione di recupero R1 di cui all’all. C- parte IV del D.lgs. 152/06, sostituita con una generica operazione R11 ( utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10 ).
L’efficienza dell’Impianto non è dimostrata (considerati i rifiuti avviati ad incenerimento difficilmente rispettabile) e pertanto l’operazione di recupero deve essere individuata come operazione di smaltimento D10 ” Incenerimento a terra”.
Poi il progetto “non riporta NESSUNA QUANTIFICAZIONE DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA legato all’attività degli impianti di incenerimento dei rifiuti e si limita, solamente, a riportare: “…si può ritenere che il contributo delle sorgenti prese in esame non comporti un’ alterazione significativa dell’attuale stato di qualità dell’aria in relazione alle soglie normative vigenti”.
Una carenza anche dello Studio d’impatto ambientale, che risulterebbe “carente a livello tecnico-specialistico, non è presente un modello di dispersione degli inquinanti in atmosfera, è assente un indispensabile, viste le caratteristiche dell’impianto, piano antincendio, si fa riferimento ad immissioni dirette nella condotta fognaria pubblica che in quella zona è inesistente, e denota una approssimazione generica nella valutazione complessiva di tutti gli impatti ambientali connessi al progetto.
Infine Fundarò affronta la necessità della Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.), perché se nascesse tale Impianto si andrebbe a somare ad altri presenti in zona, in più “confinante con la discarica pubblica consortile di Alcamo, ormai satura, attualmente in fase di post mortem. A causa di smaltimenti non autorizzati, per la sua messa in sicurezza è in corso un Piano di Caratterizzazione dei rifiuti, le cui procedure non sono concluse e pertanto non si è a conoscenza del reale stato della stessa”.
Altro impianto che tratta rifiuti presente in zona, al quale fa riferimento Fundarò, è quello di “proprietà della DITTA D’ANGELO VINCENZO S.R.L., dedito al trattamento polifunzionale dei rifiuti non pericolosi da raccolta differenziata ed indifferenziata e stazione di trasferenza”.
Si parla dell’impianto che un anno fa è stato interessato da un grande incendio che ha provocato paura e allarme per le emissioni. Inizialmente questo impianto” trattava solo la frazione secca dei rifiuti, recentemente è stato autorizzato al trattamento di 600 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani fermo restando il quantitativo massimo di 128.000 tonnellate/anno.
Ben 42 comuni della provincia di Trapani e di quella di Agrigento scaricano i loro rifiuti giornalmente nell’impianto suddetto”.
Per questo e per il “gravissimo carico ambientale che investirà l’intera area interessata al progetto” Fundarò considera che sia “necessario ed indispensabile una VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA per accertare la possibile compresenza di tali impianti industriali”.
A conclusione Fundarò si augura che le osservazioni “vengano prese in adeguata considerazione e che l’amministrazione responsabile del procedimento fornisca una puntuale risposta a ciascuna di esse”.