Questi scritti coprono un arco di tempo che va dal 1956, anno in cui la Rai vara le sue prime trasmissioni, al 2015, periodo in cui il mezzo televisivo perde la sua supremazia fra i media di massa, cedendo il posto alla rete. Un tale arco di tempo coincide con l’intera carriera di Eco come professore e scrittore, pensatore e opinionista, linguista, uomo d’editoria e, al suo inizio, funzionario del servizio pubblico della Radio Televisione Italiana. Sono testi di varia natura, molti dei quali praticamente inediti: saggi scientifici, analisi di trasmissioni, interventi a caldo, report di ricerche empiriche, risposte a questionari, articoli giornalistici, scritti di fiction. Ne viene fuori, tristemente, che le strade seguite dalla televisione sono state radicalmente opposte a quelle che Eco s’attendeva e pretendeva, andava suggerendo e auspicando, con toni diversi, avversari diversi, ma lo stesso spirito di fondo: uno spirito politico – quello di chi ha innanzitutto a cuore una ‘res pubblica’ che la televisione avrebbe potuto contribuire a formare e a gestire, preferendo però, fatalmente, fare il gesto dello struzzo che, cacciando la testa sotto la sabbia, mostra il sedere a un telespettatore carico di curiosità e di perplessità. Sono parole sue.
Gianfranco Marrone Insegna Semiotica alla Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo e si occupa dei linguaggi nella società contemporanea. Scrive su vari giornali.
L’opera di Marrone sarà protagonista di un incontro che si terrà Domenica 16 Dicembre alle ore 18.00 al Collegio dei Gesuiti.