“Il troppo stroppia”, recita un antico proverbio. Una cosa è amare l’igiene e l’ordine, un’altra cosa è esserne così tanto morbosamente dipendenti da restarne letteralmente schiavi. La schiavitù dall’ordine e dalla pulizia non è certo foriera di serenità di chi ne è vittima. Essa, per dipiù, con le sue continue richieste di ordine nei confronti di chi le sta vicino, tende a non lasciare sereni neanche gli altri. L’ordine e la pulizia diventano delle vere e proprie manie. Di solito, la persona che soffre di questo problema, tende a mantenere ossessivamente ordinato e pulito il suo ambiente principale di vita, ovvero la sua casa. L’attaccamento quotidiano alla pulizia segue dei veri e propri rituali. Ogni giorno il pavimento viene pulito sia con l’aspirapolvere che col mocio, i mobili spolverati e lucidati, compresi i sopramobili, i sanitari vengono puliti molte volte al giorno, la cucina è sempre impeccabile, come se non fosse mai stata utilizzata. Spesso in casa c’è una seconda cucina, chiamiamola di servizio, che viene utilizzata allo scopo di non contaminare la cucina principale. I tappeti, anch’essi quotidianamente puliti, sembrano delle isole off limits sul pavimento: mai calpestati. Infatti, in casa regna l’assoluto divieto di avvicinarvisi, sia per non sporcarli sia per non rovinare il loro pelo! I letti, sempre categoricamente ordinati, devono servire solo ed esclusivamente per dormire e anche per questi regna sovrano il divieto di potercisi sedere sopra: il piumone si sporca e si gualcisce. Insomma, in casa ogni cosa sembra possedere un’anima e diviene uno spettro dal quale bisogna avere grande timore e senso di riverenza. Talvolta, a tutto questo si aggiungono anche delle fobie, come quella dell’olio, dal quale bisogna stare ben distanti, perché l’olio unge e nelle fantasie, chi ne viene a contatto può imbrattare tutto ciò che tocca. Come si può immaginare, non è per nulla semplice convivere con chi soffre di questo disturbo che in psicopatologia si definisce ossessivo compulsivo. Una tovaglia fuori posto, una mollica a terra, qualsiasi gesto possa alterare minimamente l’ordine, scatena immediatamente l’ira della persona ossessiva, con conseguenti litigi e conflitti in famiglia. Spesso i figli pagano molte conseguenze psicologiche rispetto al disturbo ossessivo del genitore che diventa il tiranno della casa, sviluppando sovente un carattere inibito e colmo di paure. La casa diventa una vera e propria chiesa, tuttavia di un dio estremamente severo e punitivo. L’estrema severità che l’ossessivo impone ai suoi familiari ed al suo ambiente rispecchia la severità del suo io, un io che rappresenta per l’ossessivo il suo giudice interiore, che lo costringe a seguire un regime assolutistico in quanto la pena da pagare è quella di un fortissimo senso di colpa, rispetto al quale l’ossessivo si sentirebbe profondamente umiliato. Nel suo passato, troviamo spesso storie di genitori severi ed intransigenti, mai contenti dei figli e magari ossessivi a loro volta; storie di continui giudizi negativi e di insoddisfazioni nei suoi confronti, in cui il suo sviluppo psicologico, anziché essere stato orientato a prendere il volo verso una costruzione autonoma della personalità, è stato impedito da vincoli grandemente rigidi e privativi della libertà personale. La vita ansiogena della persona con i sopracitati comportamenti non è per nulla semplice ed è letteralmente tormentata da un’interiorità che non le concede mai la possibilità di rilassarsi e che, nel lungo periodo, può anche comportare delle complicazioni psicosomatiche, neurologiche e neurovegetative.
Fabio Settipani.
Psicologo – Psicoterapeuta.