Il Sindaco di Palermo Orlando dichiara che non applicherà una parte della cosiddetta “Legge Sicurezza” del Governo Cinque Stelle – Lega, di lì a poco altri sindaci hanno ribadito il loro no, a rispondere a muso duro il Ministro agli Interni, Matteo Salvini. Il tutto si dovrebbe risolvere con l’intervento della Corte Costituzionale, almeno questo sperano i Sindaci che si sono “ribellati” al “Decreto Salvini”.
In sintesi i sindaci “ribelli” criticano questa Legge perché “butterebbe” in strada immigrati che prima erano regolari e in più accusano il Governo di disumanità per la paventata chiusura dei Porti in caso di possibili sbarchi, il caso che per ora la fa da padrone nelle cronache è quello della nave Sea Watch con 32 profughi a bordo, che cerca un porto per approdare dopo 14 giorni di navigazione.
Tra i sindaci però non ci sono solo i ribelli, infatti altri sindaci si sono dichiarati alcuni in linea con la “Legge Sicurezza”, altri per il rispetto dei ruoli e delle competenze e altri ancora critici con il resto dell’Europa.
Della seconda cerchia sembra far parte il Sindaco 5 Stelle di Alcamo Domenico Surdi, che da noi raggiunto ci ha rilasciato una dichiarazione in merito: “Il sindaco di Palermo ha colto l’occasione per fare politica , ma noi facciamo i sindaci, non siamo sceriffi della contea. Se dovesse passare il messaggio che un sindaco può bloccare un decreto ci ritroveremmo con i cittadini dietro la porta a chiederci di bloccare qualsiasi norma che si ritenga ingiusta. Di queste cose se ne occupa la Corte Costituzionale. Noi rappresentiamo lo Stato e siamo tenuti a rispettarne le leggi”.
Anche il Sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone sul suo profilo Facebook invita alla riflessione su una legge che lui definisce sbagliata, ma che si deve rispettare. L’alternativa è fare ricorso alla Corte Costituzionale, una battaglia sicuramente non semplice. “Non mi interessa parteggiare per nessuno. E sono convinto che un governo in carica e la sua Maggioranza, che piacciano o meno, abbiano tutto il diritto di legiferare. Mentre ognuno di noi ha poi il dovere di rispettare le leggi. Ma se una norma è sbagliata va detto a voce alta. È quello che voglio dirvi riguardo il Decreto Sicurezza. Ebbene questo decreto chiede a noi sindaci di non dare più la residenza a persone che già vivono in Italia da anni. C’è chi è arrivato nel nostro paese quando era ancora minorenne, chi ha avuto riconosciuto un regolare permesso di soggiorno per ragioni umanitarie che oggi è stato letteralmente eliminato. C’è chi intanto si è messo a lavorare onestamente. Non dare più la residenza significa creare un esercito di fantasmi senza i più elementari diritti. Non potranno ricevere cure mediche, ne andare a scuola o trovarsi un lavoro. E ora chiedetevi, per favore, dove sta la SICUREZZA in tutto questo? Sicurezza per chi poi? Chiedetevi piuttosto se persone lasciate ai limiti della sopravvivenza non diventino merce prelibata per la criminalità. Se non gli rimane altra scelta che vivere di espedienti. Non illudetevi e non credete a chi vi dirà che torneranno al proprio paese d’origine. Non avranno manco i soldi per campare figuriamoci per viaggiare. Nei miei anni a Londra ho fatto volontariato, uscivo dall’ufficio o e al termine della mia giornata di lavoro andavo ad assistere immigrati senza permesso di soggiorno. Conosco benissimo che cosa significa trovarsi in questa situazione e i danni sociali che ne derivano. Non vi ho parlato di questioni umanitarie, lo avrete notato. La mano sul cuore dovete mettervela voi, da soli. Secondo vostra coscienza e sensibilità. Concludo dicendovi che condivido interamente le iniziative intraprese da alcuni miei colleghi sindaci nelle ultime ore. Sono convito, però, che alle provocazioni non si risponde con le provocazioni. Credo troppo nella democrazia e nelle sue istituzioni. Dobbiamo, semmai, ricorrere alla Corte Costituzionale. E so benissimo che possiamo farlo solo incidentalmente, cioè a dire non direttamente ma esclusivamente a seguito di un contenzioso. Perciò è una roba che non riguarda più solo noi sindaci, ma chiunque. Ebbene, facciamolo.”