Cinema: “Bohemian Rhapsody”, e la vita di Freddie Mercury
di Marco Di Pasquale
“Quattro emarginati male assortiti che suonano per altri emarginati”. Così si presenta quella che sarà una delle band più importanti di sempre, nel film “Bohemian Rhapsody”, diretto da Bryan Singer. Tutti, più o meno bene, conosciamo i Queen e la loro musica. La pellicola ripercorre, concentrandosi per lo più su Freddie Mercury, la storia del gruppo e l’evoluzione artistica dal 1970 al 1985, anno del fatidico concerto al Wembley Stadium. Il leggendario frontman della band è interpretato da Rami Malek, acclamato da critica e pubblico per il suo ruolo nella serie televisiva “Mr Robot”. Il giovane attore è praticamente perfetto, dimostrando un attento studio di tutte le movenze, espressioni e comportamenti di Freddie Mercury. Si nota però un eccessivo uso del trucco e delle protesi sull’attore per ricreare gli iconici “dentoni” del cantante che, fortunatamente solo nelle fasi iniziali del film, appare quasi come una macchietta. Nonostante ciò, rimane molto convincente fino alla fine assieme agli altri componenti della band: Brian May (Gwilim Lee), Roger Taylor (Ben Hardy) e John Deacon (Joseph Mazzello). Malgrado la lunghezza della pellicola, il ritmo non cala mai e non si avverte alcuna pesantezza. Tuttavia, soprattutto nella prima fase il trascorrere del tempo non è chiaro, e vediamo i Queen trasformarsi da piccola band di universitari ad artisti di fama internazionale nei primi 20 minuti. Si passa quindi da un successo all’altro come se nulla fosse, dalle primissime canzoni alla celeberrima “Bohemian Rhapsody” è un batter di ciglia. Molti aspetti oscuri e controversi della vita di Freddie sono forse trascurati troppo, probabilmente per la volontà del regista di concentrarsi su certi eventi anziché su altri. Un maggiore approfondimento sarebbe stato senza dubbio più interessante. Sicuramente la pellicola soddisferà molto quei fan che non desiderano altro che riascoltare i pezzi più famosi dei Queen e tuffarsi in quei memorabili anni.
Il concerto del 1985, che apre e chiude la pellicola è ripresentato in ogni minimo particolare ed è di grande impatto, sia visivo che emozionale, grazie alla regia e al montaggio impeccabili. Un merito va al regista di concentrarsi anche sui volti in primo piano del pubblico del Wembley, scelta che aumenta l’immersione degli spettatori in sala. La sequenza però risulta un po’ lunga e la carica emotiva inizia a scemare sul finale.
Nonostante tutto “Bohemian Rhapsody” rimane un buon film, che molti fan sicuramente apprezzeranno. Ne vale la visione, anche solo per l’incredibile interpretazione di Rami Malek che si dimostra un attore talentuoso e versatile, un ottimo Freddie Mercury cinematografico.