Da’ ad Enel le generalità del fratello, ma lo scoprono e viene condannato a 20 giorni di reclusione (pena sospesa)*
Un giovane alcamese, Giuseppe Asta, aveva attivato telefonicamente al “fine di procurarsi un ingiusto vantaggio”, cioé “di disporre gratuitamente dell’erogazione dell’energia elettrica”, un contratto a nome del fratello Salvatore Asta Per questo è stato condannato a 20 giorni di reclusione e al pagamento delle spese processuali dal tribunale di Trapani in composizione monocratico della persona della dottoressa Rossana Cicorella, che ha dato quindi ragione ad Salvatore Asta, assistito dal legale Angelo Pizzo.
In sintesi: il giudice ha ritenuto il quadro probatorio chiaro ed esaustivo, supportato dalle deposizioni testimoniali e dai riscontri documentali prodotti, così rigettando la tesi della difesa dell’imputato Giuseppe Asta (rappresentata all’udienza di discussione dall’avvocato Caterina Camarda sostituita dell’avvocato Mary Mollica), per la quale il processo avrebbe comprovato come il contratto in questione in realtà sarebbe stato attivato dai reali usufruitori dell’utenza, cioé il cognato dell’imputato.
*Se la pena privativa della libertà personale è per un tempo non superiore, nel complesso, a due anni, il giudice può ordinare che l’esecuzione della pena rimanga sospesa per il termine di cinque anni se la condanna è per delitto e di due anni se la condanna è per contravvenzione.