Un peculato da 18 milioni

Un esposto dei pentastellati alla base dell’inchiesta della Procura di Trapani su Airgest. L’indagine ha fatto scoprire la “tassa d’imbarco” incassata dalla spa per coprire i buchi di bilancio

Da atto dovuto a fascicolo con tanto di indagati. Accusati di peculato – e non malversazione come si era detto – e falso in bilancio. La bufera giudiziaria si abbatte su una già traballante società di gestione dell’aeroporto di Trapani e su di un aeroporto dove a momenti non volerà più nemmeno un aereo. E’ il tonfo di una politica per lo più cafona e mangereccia, che invece di sfruttare i momenti buoni si è cullata sugli allori portati dalla Ryanair – il boom del numero milionario di passeggeri in arrivo e in partenza – che però al momento buono ha scelto altri aeroporti. L’indagine che adesso ha visto la notifica di 15 avvisi di conclusione delle indagini è scattata dopo un esposto che il Movimento Cinque stelle nel marzo dell’anno scorso ha presentato alla Procura di Palermo e alla Procura della Corte dei Conti. La Procura del capoluogo ha trasferito poi il fascicolo a Trapani, e il procuratore Morvillo ha affidato alle Fiamme Gialle la notifica dei 15 avvisi. Per quello che è stato possibile sapere anche la Procura della Corte dei Conti non è rimasta a guardare e qualcosa potrebbe uscire dagli uffici dei magistrati contabili fra qualche settimana. L’indagine trapanese è eclatante nel suo contenuto. Ai 15 indagati – Salvatore Castiglione, Franco Giudice, Salvatore Ombra, Paolo Angius (attuale presidente del Cda di Airgest), Fabrizio Bignardelli, Vittorio Fanti, Giuseppe Russo, Giancarlo Guarrera, Luciana Giammanco, Letteria Dinaro, Michele Angelo Maggio, Antonino Di Liberti, Antonio Lima, Antonino Galfano – è stato contestato il reato di peculato per 18 milioni di euro: i soldi incassati attraverso la tassa addizionale relativa ai diritti d’imbarco dei passeggeri degli aeromobili che invece di essere riversata nelle casse erariali dello Stato è stata usata per ripianare i deficit di bilancio. L’avviso di conclusione delle indagini parla infatti di generazione impropria di disponibilità finanziarie a favore dell’Airgest “per sopperire alle difficoltà strutturali della società stessa”. La cosiddetta “tassa d’imbarco” usata per coprire i buchi di bilancio. Dentro l’indagine anche la questione del co marketing cioè il fondo realizzato per “pagare” a Ryanair sotto forme diverse, pubblicità per esempio, i voli messi a disposizione. Lì la questione è più articolata. Nel mirino dei pm i finanziamenti erogati da Airgest dal 2012 al 2015: circa trenta milioni di euro. Un fiume di denaro pubblico, almeno trenta milioni di euro solo nel periodo compreso dal 2012 al 2015, che attraverso la società di gestione dell’Aeroporto di Trapani, l’Airgest, è finito nelle casse della compagnia aerea low cost Ryanair per assicurare le rotte fra lo scalo trapanese e il resto d’Europa. Un meccanismo, il comarketing, nel tempo al centro di diverse inchieste dalla Puglia a Pescara, per aggirare la normativa europea sugli aiuti di Stato il contratto è ufficialmente un accordo per la promozione turistica stipulato fra Comuni o Province e la società Ams che gestisce il sito web di Ryanair. Ma se sulla carta i soldi vengono spesi per pubblicizzare sul sito della compagnia le bellezze delle località che pagano, in realtà servono per pagare i voli senza nessun bando pubblico o gara europea fra compagnie. Un meccanismo utilizzato da molti aeroporti italiani ma che spesso ha attirato l’attenzione di Antitrust, Unione Europea, Corte dei Conti e procure. I pentastellati sono stati parecchio documentati nell’indicare le malefatte in casa Airgest. L’esposto è top secret, ma certamente possiamo fare riferimento alla interrogazione parlamentare presentata all’Ars all’inizio dello scorso anno. L’interrogazione – firmata tra gli altri dai deputati trapanesi, Trizzino e Palmeri – ha messo in luce quella che per i 5 Stelle è stata la reale situazione di Airgest segnata da nomine prive di competenza e da amministratori sostanzialmente inerti, “nel quadro di una illegalità diffusa delle procedure utilizzate”. “Il Governo regionale – dichiarò a suo tempo l’odierno sottosegretario Vincenzo Maurizio Santangelo, senatore trapanese dei “grillini” – ha mentito ai trapanesi e la superficialità degli assessori regionali alle attività produttive, Turano e al turismo, Pappalardo, è servita solo a cavalcare l’onda della protesta in vista delle elezioni dando l’illusione di soluzioni immediate”. I 5 Stelle non sono stati avari di critiche, “i Governi di Crocetta prima e Musumeci dopo non hanno mosso un dito mentre la crisi aziendale spolpava il patrimonio di Airgest. L’attuale presidente Angius è già stato Vicepresidente di Airgest, ormai quasi interamente pubblica. Perché, dopo le dimissioni del presidente Giudice viene nominato presidente lo stesso Angius, un privato che sembra abbia ricoperto contestualmente la carica di amministratore in società di gestione aeroportuale concorrenti con Airgest ed è titolare in proprio di azioni della Gesap spa, società di gestione dell’aeroporto di Punta Raisi, dove Ryanair ha spostato i suoi voli? E’ ravvisabile un conflitto d’interesse? Perché i Governi regionali e il management Airgest hanno assistito senza intervenire all’azzeramento del capitale sociale di Airgest, ricapitalizzandola solo in parte e mettendola a rischio di scioglimento? Quali sono i motivi per cui sono stati dati incentivi di co-marketing a Ryanair fino a dissanguare le casse della società senza che l’Autorità di Regolazione dei Trasporti siano intervenute? Quanto ha pagato Punta Raisi a Ryanair? Perché molti voli sono stati trasferiti da Trapani a Palermo, nel silenzio degli organi di vigilanza, e senza che nessuno, dalla Regione o dall’Airgest, tantomeno l’attuale presidente Angius, abbia ritenuto di denunciare questa emorragia agli organi di controllo?”. Per i “grillini” ma non solo secondo loro “management e i rappresentanti dei governi regionali che si sono succeduti hanno diffuso continuamente notizie false o parziali sulla tempistica dei bandi e in merito alle coperture finanziarie, nonché sulle prospettive dell’aeroporto”. Sui soldi regalati l’indice è puntato contro l’ex direttore Guerrera , emolumenti che sarebbero stati dati in presenza di perdite. La Procura di Trapani pare si sia anche interessata al famoso bando di gara, il primo, cucito addosso a Ryanair e per questo bocciato dal Tar. Sul secondo bando poco si sa e comunque anche questo ha portato ad un nuovo forfait. Si parla di trattative private avviate con Ryanair, il presidente Angius ha annunciato la sottoscrizione di un contratto con una compagnia aerea, e però il nome non è stato mai svelato e di più anche su questo fronte non si è saputo. Riprendiamo le dichiarazioni dei pentastellati rese a marzo scorso quando presentarono l’interrogazione, dichiarazioni che restano attuali perché il problema resta irrisolto. “La governance del trasporto aereo – diceva l’on. Valentina Palmeri – è stata, in definitiva, lasciata al gioco di interessi privati poco trasparenti e in balia degli interessi del politicante regionale o locale di turno. Lo Stato avrebbe dovuto assicurare una guida e un coordinamento operativo tra aeroporti ed in particolare tra quelli regionali invece di assistere inerme alle scorribande di Ryanair che da tempo utilizza cospicui fondi pubblici per massimizzare i suoi profitti, massimizzando però anche le perdite degli aeroporti secondari ove opera, finendo per distruggerli”. “Stigmatizziamo fortemente la malagestio delle varie governance di Airgest che si sono avvicendate negli anni fino all’ultima, rivelatesi, da quanto emergerebbe dalla situazione patrimoniale, del tutto fallimentari, per nulla trasparenti e finalizzate a fare gli interessi più delle compagnie aeree o di gruppi privati piuttosto che del territorio. Per questo – sottolineava l’on. Sergio Tancredi – diciamo al presidente Musumeci che deve farsi carico personalmente e per intero della responsabilità politica sul salvataggio perché l’aeroporto torni ad essere competitivo in tempi ragionevoli, ossia entro i termini previsti per ricevere i contributi destinati agli aeroporti che hanno predisposto un piano di risanamento, avvertendo che vigileremo su ogni tentativo di svendita del nostro aeroporto”. Adesso abbiamo l’impressione di essere arrivati alla fine, e non tanto per l’indagine e il processo che la Procura di Trapani si appresta a far celebrare, ma tanto perché un solo tassello sul futuro dello scalo aereo trapanese è stato posto nel puzzle la cui soluzione è parecchio intricata. E la soluzione che si era prefigurata, fusione con la palermitana Gesap , di colpo è svanita non se ne sente più parlare. Tutto quello che accade poi potrebbe non essere frutto del caso, potrebbe trattarsi di una qualche azione pianificata, così da permettere a qualche “privato” di assaltare senza spendere tanti denari Airgest, si presenterà come il “salvatore della patria”, ma in questo caso sarà solo speculazione. E magari i trapanesi saranno anche contenti, dimenticheranno di essere stati gabbati, la crisi dell’aeroporto , così per ricordarcelo, l’abbiamo pagata noi, già quando nei tempi aurei si spendeva a mani larghe.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.