Scandalo Erice, sette sotto inchiesta, la Procura aveva chiesto la misura cautelare anche per la consigliera Miceli e un imprenditore. Le indagini riguardano il periodo in cui Catalano è stato vice del sindaco Toscano
A fine giornata si sono meglio delineati i contorni della vicenda giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari per corruzione e abuso l’architetto Angelo Catalano, fino a ieri mattina vice sindaco e assessore al Comune di Erice, incarichi revocati nella stessa odierna mattinata dal sindaco Daniela Toscano. La misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Trapani e in un secondo caso nel Comune di Erice , era stata chiesta a luglio scorso dalla Procura rispettivamente per l’imprenditore Matteo Barraco, 43 anni, e per la consigliera comunale di Erice, Francesca Miceli, 39 anni. Richieste della Procura che però non sono state accolte dal gip Caterina Brignone, che ha solo accolto la richiesta dei domiciliari per Catalano, con un giudizio peraltro sferzante e pesante contro l’oramai ex numero due dell’amministrazione Toscano. L’indagine, condotta dai carabinieri e coordinata dal sostituto procuratore Franco Belvisi, tocca per diverse circostanze oltre a Catalano, l’imprenditore Barraco e la consigliera Miceli, anche il marito di quest’ultima Fabio Grammatico, 42 anni, gli imprenditori Giovanni Pomara, nativo di Corleone, 67 anni, e l’alcamese Pietro Saullo, 45 anni, ed infine anche un avvocato, il trapanese Fabio Sammartano, 41 anni. Nella ordinanza del gip in alcune contestazioni di reato è citato anche il dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Erice, architetto Pietro Pedone, sebbene il nome di Pedone non sia compreso tra quelli indicati nella richiesta di applicazione di misure cautelari sottoscritta dalla Procura. Pedone, è indagato per abuso e falso, avrebbe invece confermato e raccontato al pm Belvisi, le “pressioni” subite da Catalano, perché fossero favorite le imprese a lui vicine. E così in qualche caso avrebbe agevolato i desiderata del vice sindaco, per poi prendere pare altro andazzo avverso alle richieste del vice sindaco. Quindi possiamo dire che gli indagati in totale di questa inchiesta sono otto persone. Il periodo di indagine investe in pieno l’attività assessoriale svolta da Catalano dal dicembre 2017 al giugno 2018 e dunque il suo ruolo nell’ambito dell’amministrazione guidata dal sindaco Daniela Toscano. E’ infatti nell’ambito di questo arco temporale che sarebbero stati commessi i reati contestati dalla Procura. Ma quello che emerge con chiarezza è il fatto che Catalano già da giugno scorso sapeva che la Procura indagava nei suoi confronti. C’erano state le notizie giornalistiche su perquisizioni in quel periodo e qualche mese prima erano state eseguite al Comune di Erice da Digos e Carabinieri, poi era circolata notizia della notifica di avvisi di garanzia notificati all’architetto Pedone e all’architetto Catalano. Quest’ultimo smentì subito, e aveva ragione perché nessun provvedimento gli era stato notificato, tanto che rilasciò una dichiarazione: replicò alle cronache giornalistiche assicurando “rispetto per la cosa pubblica” e denunciando semmai l’esistenza di “denigratori”; “ad Erice – dichiarò – si naviga con la barra dritta della legalità sebbene, purtroppo, come in ogni luogo di questo mondo, qualcuno può pensar di fare a modo suo…ma io nei limiti delle umane possibilità l’ho sempre impedito, a costo di subire aggressioni e vigliacche anonime denunce, vigilando con i mezzi che la Legge mi concede affinché la legalità e la trasparenza sia sempre e comunque garantita a tutela dei cittadini ericini che con il loro voto ci hanno dato fiducia”. Ma intanto però chiedendo di essere sentito in Procura per via delle notizie di giornale, aveva appreso, in maniera ufficiale, dell’esistenza di una indagine a suo carico, delle contestazioni di reato, cosa che lo aveva indotto a presentare un voluminosa memoria difensiva. Sapeva dell’indagine e avrebbe taciuto ogni cosa nell’ambito politico ericino, con i suoi colleghi di Giunta e di Consiglio. Anzi ci sarebbe di più: da intercettazioni emergerebbe un suo tentativo di inquinare le prove, per via di alcuni contatti con gli imprenditori anch’essi indagati. E il gip nell’ordinanza ha messo in evidenza, a giustificazione dell’accoglimento della richiesta di misura cautelare, il pericolo non solo di reiterazione del reato (circostanza legata al fatto di essere assessore in carica) ma anche quello di inquinamento delle prove. Lunedì prossimo Catalano assistito dal suo difensore, avvocato Giuseppe De Luca, verrà sentito dal gip per il dovuto interrogatorio di garanzia, quasi certamente la difesa chiederà la revoca della misura cautelare, adducendo il venire meno del pericolo di reiterazione del reato, Catalano è stato “licenziato” in tronco dal sindaco Toscano, ma dovrà convincere il gip sul venir meno di un pericolo di inquinamento delle prove. Sopratutto dovrà convincere il gip, se lo vorrà e ne sarà capace, che lui non è la persona descritta nell’ordinanza. Cioè un politico capace di condurre “una pluralità d’illeciti con spregiudicatezza e disprezzo verso l’amministrazione d’appartenenza, derivante dal fatto che, essendo ormai abituato al potere ed a servirsi del proprio ruolo, ha realizzato interessi personali e privati, ritenendosi al di sopra della legge, tanto da non temere verifiche e controlli”. L’ordinanza nel suo insieme così raffigura l’oramai ex assessore Catalano, in carriera al Comune di Erice da quando nel 2011 l’allora sindaco Tranchida lo nominò assessore, poi fu eletto consigliere comunale per due elezioni amministrative consecutive (votazioni del 2012 e del 2017) entrò anche nella seconda Giunta Tranchida post voto 2012 e adesso nel 2017 con la sindacatura Toscano era salito di grado politico approdando alla vice sindacatura.
I reati contestati. Catalano e Barraco sono indagati per corruzione : la ditta di Barraco, BM impianti, avrebbe ottenuto lavori, illuminazione pubblica, e l’assessore oltre a mazzette avrebbe ottenuto altri favori, come l’esecuzione di lavori in sue proprietà. Catalano, Miceli e Grammatico sono indagati per corruzione. Una vicenda singolare, su richiesta della Miceli, Catalano avrebbe disposto all’impresa “Studio due costruzioni” di Girolamo Poma, di sospendere dei lavori commissionati dal Comune di Erice, per andare a rimuovere una barriera architettonica che ostacolava l’ingresso dei clienti nel bar gestito in via Cosenza da Fabio Grammatico, marito della consigliera comunale. Per pm e gip si è trattato di esecuzione di opere del tutto di interesse privato: il “patto” sarebbe stato quello di ottenere in aula consiliare il voto favorevole al piano rifiuti da parte della consigliera Miceli. Ancora al solo Catalano la Procura contesta abuso d’ufficio per avere tentato di ottenere la gratuita collocazione di piante in una sua proprietà da parte della ditta Hibiscus dell’imprenditore Vincenzo Giacalone, cosa che non avvenne, scrive il pm, solo perché Catalano ebbe a sapere dell’indagine a suo carico e così pagò l’impresa; ed ancora tentato di fare cancellare una sanzione amministrativa da parte dei Vigili Urbani nei confronti della titolare di un terreno a Pizzolungo che non aveva rispettato l’ordinanza di pulizia del suo fondo terriero. Catalano e l’avvocato Fabio Sammartano sono indagati per avere cercato di raggirare il Comune di Erice; Sammartano aveva chiesto il risarcimento di danni a suo dire causati alla sua auto dalla mancata cura delle palme collocate in via Manzoni, i datteri cadendo gli avrebbero rovinato la verniciatura dell’auto posteggiata sulla pubblica via, e in questo caso nessun risarcimento fu concesso per l’opposizione dell’architetto Pedone che anche per questo caso ha riferito di pressioni subite dal vice sindaco Catalano che sosteneva le ragioni del legale, peraltro notoriamente suo amico. Giovanni Pomara e Pietro Saullo sono indagati per favoreggiamento avrebbero tenute condotte per distrarre, depistare, i carabinieri su alcuni aspetti dell’indagine, negando circostanze vere per evitare conseguenze giudiziarie a Catalano. Giovanni Pomara e Matteo Barraco sono indagati per interruzione di pubblico servizio per via dei danni che avrebbero cagionato in periodi diversi alla pubblica illuminazione del Comune di Erice.