I giudici d’Appello per errore citano anche Sodano, scomparso da qualche anno. Tra i testi l’ex ministro Pisanu
I giudici della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo hanno accolto in parte le richieste del sostituto procuratore generale Nico Gozzo ed hanno deciso di riaprire l’istruttoria del processo che vede imputato di concorso esterno in associazione mafiosa l’ex senatore ed ex sottosegretario all’Interno Tonino D’Alì. D’Alì è stato processato col rito abbreviato e nei procedimenti di primo e secondo grado è uscito fuori con una pronuncia di prescrizione per i fatti antecedenti al 1994 e di assoluzione per il periodo successivo. Ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello disponendo la ripetizione del dibattimento, sostenendo, in buona sintesi, che semmai andava considerata la continuità del reato e non una sua divisione in due periodi, come hanno fatto i giudici di primo e di secondo grado. Ed è così ripartito il processo di appello, oggi la decisione di riaprire l’istruttoria dibattimentale. I giudici hanno per intero accolto la documentazione offerta dalla difesa – D’Alì non è più difeso dai suoi precedenti legali, gli avvocati Biagio Bosco e Stefano Pellegrino e a difenderlo adesso è l’avvocatessa Arianna Rallo – e hanno citato alcuni dei testi indicati dal procuratore generale. Sostanzialmente i giudici hanno deciso di approfondire due questioni: le pressioni che sarebbero state condotte per “affossare” economicamente la Calcestruzzi Ericina, azienda confiscata al capo mafia di Trapani che e le pressioni che sarebbero state esercitate per mandare via da Trapani il prefetto Fulvio Sodano, che effettivamente d’improvviso si vide spostato nel luglio del 2003 da Trapani ad Agrigento. Altro aspetto che i giudici desiderano scandagliare i contatti “storici” di D’Alì con Cosa nostra a cominciare da quelli intessuti con i mafiosi Messina Denaro, Francesco e Matteo, padre e figlio, il primo morto nel 1998, l’altro latitante dal 1993. Tra i citati ci sono i collaboratori di giustizia, l’imprenditore trapanese Nino Birrittella, chiamato anche a descrivere lo spettro più ampio dei contatti trapanesi tra mafia e politica, e il pentito castelvetranese Giovanni Ingrasciotta. Per il capitolo trasferimento Sodano, i giudici hanno deciso di citare l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu (era lui al Viminale quando Sodano fu trasferito), il suo capo di gabinetto prefetto Mosca, l’ex Governatore della Sicilia Totò Cuffaro. Tra i citati è finito anche il nome dello stesso prefetto Sodano, un errore clamoroso dei giudici, considerato che Sodano è morto da qualche anno. A proposito delle vicende Calcestruzzi Ericina il suo storico amministratore giudiziario Luigi Miserendino e l’avvocato Carmelo Castelli che fu affiancato a Miserendino dall’allora agenzia del Demanio, teste sarà proprio il funzionario del Demanio Francesco Nasca, ed ancora l’imprenditore Tommaso Billeci, ed ancora l’ex dirigente della Italcementi Fausto Volate, il suo collaboratore Giovanni Laurino (diventato collaboratore di giustizia) e Ignazio Martorana ( per i quali sono state ammesse anche sentenze pronunciate dalla magistratura nissena) nonchè il maresciallo Immordino e Fausto Volante, sempre riguardanti le posizioni relative alla Italcementi, azienda che con la mafia avrebbe spartito appalti proprio nel periodo in cui la mafia voleva tagliare fuori dal mercato la Calcestruzzi Ericina perchè confiscata al boss Virga. L’unico investigatore chiamato a deporre è l’attuale capo della sezione Dia di Trapani, colonnello Rocco Lo Pane. La prossima udienza è stata fissata al prossimo 26 marzo. Il processo continua a svolgersi col rito abbreviato.