Il “caso” pedemontana

Alcamo: l’amministrazione comunale pentastellata alle prese con un’altra eredità, quella della cementificazione senza regole

La Giunta comunale di Alcamo ha deciso di costituirsi dinanzi al Cga (Consiglio di Giustizia Amministrativa) dove il prossimo 20 marzo verrà discusso l’appello di una società edilizia di costruzioni, la Glb srl di Alcamo, contro una sentenza del Tar che nel 2014 ha dato ragione al Comune a proposito dello stop imposto ad alcune concessioni edilizie nella zona cosiddetta della “pedemontana”. E’ questa una delle parentesi amministrative che da decenni agita le amministrazioni comunali, amministrazioni che non sempre sono state capaci di bloccare una cementificazione selvaggia in una delle zone che dovrebbero essere di rispetto, a tutela della collina di Monte Bonifato. Lì si è combattuta una battaglia per l’ambiente, ma certe volte le speculazioni sono state più forti. L’ultima fase ha visto l’annullamento di ulteriori concessioni che dirigenti poco accorti avevano concesso e che dirigenti attenti hanno invece bloccato. L’annullamento delle due Concessioni Edilizie intervenne a seguito di un approfondimento, sulla situazione urbanistica dell’area, richiesto dalla Procura di Trapani dopo che in un cantiere edile in zona pedemontana si era verificato un infortunio mortale. In primo grado per il decesso dell’operaio in cantiere sono già stati condannati per omicidio colposo nel febbraio 2017, i tre imputati: il proprietario del terreno, il geometra responsabile per la sicurezza, peraltro ex consigliere comunale e assessore ad Alcamo, e il titolare dell’impresa che stava eseguendo i lavori. Per i primi due la condanna è stata di 2 anni e 4 mesi, 16 mesi per il terzo. Le accuse contestate vanno dall’omicidio colposo ad irregolarità circa l’applicazione delle misure per la sicurezza sul lavoro. I familiari della vittima, la vedova e la figlia, si sono costituiti parte civile. Il giudice a loro favore ha riconosciuto una provvisionale per oltre 200 mila euro.

Dal punto di vista urbanistico invece la contrapposizione di diversi orientamenti sull’edificabilità della pedemontana, quelli favorevoli all’edificazione, incoraggiati da chiari interessi di parte e quelli contrari che fondavano le motivazioni sull’applicazione delle norme del Piano Particolareggiato, si sarebbe dovuta estinguere con la lettura del contenuto della sentenza del TAR. La sentenza ha chiaramente confermato l’impossibilità di edificare le aree della fascia pedemontana con i criteri fino ad allora seguiti dagli uffici comunali. Non è un caso che è sotto processo per lottizzazione abusiva, sempre per l’edificazione della GLB, anche l’allora Dirigente del Settore Gestione del Territorio ing. Impellizzeri. Il processo di primo grado è ancora in corso. La sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativo attesa a seguito dell’udienza del prossimo 29 marzo assume quindi una valenza di riguardo se si considera che l’operato degli uffici comunali negli anni dal 2004 al 2012 consentì l’edificazione di qualcosa come 180 ville circa in prossimità della preriserva del Monte Bonifato. In pratica la zona più pregiata della città. Gran parte delle ville è stata edificata con criteri identici o assimilabili a quelli che il TAR ha sancito essere inapplicabili. Adesso, alla vigilia dell’udienza, l’amministrazione comunale del sindaco Surdi pare intenda andare a difendere l’operato della propria burocrazia. E difendere in buona sostanza la città dal cemento.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.