Sicilia sempre in emergenza rifiuti, arriva il Disegno di Legge e il Piano Rifiuti. L’opinione dell’esperto, Aurelio Angelini
Questione rifiuti in Sicilia che finisce spesso in diatribe politiche, quindi abbiamo chiesto all’esperto, chiamato dalla Regione come consulente per il settore rifiuti, Aurelio Angelini di darci un quadro sia normativo, che in riferimento alla questione impiantistica, quest’ultima protagonista di divergenze tra chi predilige l’aerobico e chi l’anaerobico.
Un sistema rifiuti in Sicilia che non va, ora arriva un nuovo Disegno di Legge, cosa cambierà?
Com’è noto, la gestione dei rifiuti in Sicilia è stata, negli ultimi due decenni, connotata dalla straordinarietà e dalla successione di molteplici ordinanze contingibili ed urgenti. Il Disegno di Legge approvato in commissione Territorio (all’unanimità con l’astenzione del M5S) e che verrà discusso subito dopo la sessione di bilancio, introduce una riforma organica della governance dei rifiuti in Sicilia, idonea a creare i necessari presupposti per razionalizzare il servizio e per avviare una gestione qualificata dal punto di vista tecnico, economico e giuridico e, al contempo, coerente con l’evoluzione dell’ordinamento europeo e nazionale.
La riforma si coordina con le molteplici iniziative già messe in campo per supportare una politica ambientale dei rifiuti sostenibile, con l’obiettivo, tra gli altri, di accelerare l’attuazione delle azioni di prevenzione e recupero, al fine di conseguire la riduzione della quantità ed il miglioramento della qualità dei rifiuti da trasferire agli impianti di trattamento/smaltimento e di realizzare un circuito virtuoso, vedi il “Piano stralcio per la gestione dei rifiuti”, “Primi indirizzi per l’incremento della raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti” e le “Linee Guida per la regolamentazione del sistema tariffario per lo smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati in discarica” e per ultimo il “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, approvate dalla Giunta regionale.
La riforma si è resa necessaria anche in considerazione che la legge regionale 9/2010, ha fallito nei suoi obiettivi, in quanto non è stata in grado di creare le condizioni organizzative idonee a riportare il servizio di gestione dei rifiuti entro accettabili canoni di efficacia, efficienza ed economicità, nell’interesse della collettività tutta. La precedente riforma si è dimostrata non solo contraddittoria, ma anche difficilmente applicabile e disallineata su troppi aspetti alle direttive europee e alla normativa nazionale.
Piano Rifiuti agognato da tanti, anche se ancora deve passare al vaglio dell’Assemblea Regionale. Quale idea sta alla base della realizzazione del Piano Rifiuti?
A fianco delle criticità esposte, si colloca l’assenza di pianificazione e programmazione del ciclo dei rifiuti e di idonea localizzazione e una commisurata capacità ai bisogni degli impianti. Il nuovo Piano dei rifiuti che verrà emanato dopo il parere della IV Commissione dell’ARS, rappresenta la prima pianificazione organica e non emergenziale di cui la Sicilia si dota. Si ridisegna la governance del settore, prevedendo il livello regionale al solo fine dell’ottimale programmazione, pianificazione, coordinamento e controllo del servizio. Articolando l’attività di gestione in nove ambiti territoriali ottimali, coincidenti con le delimitazioni territoriali dei Liberi Consorzi Comunali e delle Città metropolitane, e l’istituzione, in ciascuno di essi, dell’Autorità d’Ambito.
Si passa da un’esclusiva responsabilità della Regione a quella del territorio provinciale.
In una Regione articolata in 390 Comuni, è necessario che i sindaci, i consigli, le forze economiche e sociali e le associazioni, si confrontino, assumendo le scelte e le conseguenti responsabilità.
L’obiettivo è quello di rendere efficiente e funzionante un sistema che, dalle Società d’Ambito (oggi in liquidazione) alle S.R.R., in Sicilia non è mai decollato e che non è riuscito a dare a utenti e lavoratori risposte adeguate ed idonee in termini di efficienza, efficacia ed economicità del servizio.
Il recupero ed il deposito post trattamento dei rifiuti urbani deve avvenire con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra i costi e i benefici complessivi, al fine di trattare i rifiuti urbani in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione o raccolta, onde ridurre la movimentazione dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti. Si vuole, al contempo, assicurare l’utilizzazione delle tecnologie e dei metodi più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica.
Con il nuovo piano decadono gli ARO?
Con l’istituzione dei nove ambiti territoriali, non sarà più possibile istituire gli ARO e quelli esistenti verranno assorbiti e le attività poste in essere andranno a cessare con lo scadere degli impegni assunti. Si valorizzano i Liberi Consorzi comunali e delle Città Metropolitane, quale livello di governance chiamato alle proprie responsabilità nell’ambito territoriale di competenza, coincidente con i confini della circoscrizione territoriale, ove esercitare le funzioni in materia di controllo periodico su tutte le attività di gestione, di intermediazione e di commercio dei rifiuti, ivi compreso l’accertamento delle violazioni delle disposizioni di legge o per i compiti e le funzioni delegatein materia di autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.).
Quali i tempi, secondo lei, per l’applicazione concreta di tutto ciò che è previsto dal Piano?
Entro il 2019 il completamento organizzativo e la messa a regime della attività dei nove ambiti e nel 2020-21, la messa a regime di tutto il sistema con il conseguente obiettivo dell’allineamento agli standard nazionali ed europei.
Un elemento oggetto tante volte di diatribe è quello dell’impiantistica, il Piano da una direzione ben precisa?
Il Piano regionale relativamente all’impiantistica si limita alla definizione di: criteri di riferimento per l’individuazione dei siti; capacità necessarie per gli impianti; complesso delle attività gestionali da realizzare e fabbisogni degli impianti necessari da realizzare negli ATO, per garantire auto-sufficienza e prossimità, eventualmente anche in forma di accordi tra gli Enti di Governo degli ambiti. Sarà compiti degli AdA stabilire un’impiantistica calibrata sulla quantità-qualità dei rifiuti dell’ambito, poggiando la pianificazione su criteri di economicità ed efficacia, nonché sul principio di autosufficienza gestionale dell’ambito.
Il principio di autosufficienza, valorizzato nella riforma che si propone, risponde a logiche di autonomia e indipendenza di un sistema integrato (quello della gestione dei rifiuti urbani) territorialmente confinato (Ambiti Territoriali Ottimali) che deve garantire un servizio al cittadino, ambientalmente sostenibile, fronteggiato dalla tariffa del servizio pubblico indispensabile; proventi sui quali si interverrà a breve con atti di indirizzo assessoriale.
In Sicilia si sa quanto impianti pubblici esistono e quanti sono funzionanti?
Impianti Aerobici o Anaerobici? Una diatriba che è attuale, da tecnico quale secondo lei il miglior sistema?
I processi di trattamento biologico aerobico dei rifiuti consistono nella degradazione biologica della frazione organica del rifiuto da parte di microrganismi che si sviluppano e vivono in un ambiente in cui è presente ossigeno. Lo scopo di questa operazione è sia di produrre un composto utilizzabile in agricoltura se la matrice è costituita da frazioni organiche selezionate alla fonte, si parla di compostaggio, e quindi il prodotto finale ottenuto sarà il “compost” che viene solitamente utilizzato in agricoltura. Se invece è sottoposta a degradazione una frazione organica proveniente da selezione meccanica del rifiuto ottenuto da raccolta indifferenziata il processo viene detto di “Stabilizzazione Biologica Aerobica” (SBA) della frazione organica (riduzione della fermentescibilità) insieme alla riduzione dei patogeni (igienizzazione) e dell‟umidità del prodotto. I gas metaniferi prodotti dal processo di biodegradazione si disperdono in atmosfera.
Il processo anaerobio produce biogas, acqua e fanghi. I gas metaniferi detti comunemente biogas, hanno una composizione che varia in relazione alla matrice utilizzata e il loro uso è performante in quanto possiede un elevato potere calorifico. L’acqua prodotta viene sottoposta ad un ulteriore trattamento aerobico per la rimozione del BOD residuo. Le due tipologie di impianti hanno pregi e difetti che possono essere corretti o migliorati in relazione alla loro funzione, alle matrici utilizzate, alla localizzazione, alle quantità trattate e all’uso in sito o in altro luogo dei prodotti finali dell’impianto.