La scrittura come veicolo di integrazione: “I migranti non sono numeri, ma esseri umani”

Ragazzi migranti si raccontano agli studenti delle scuole di Castellammare. Un esperimento di integrazione per dare un’identità ai morti in mare rimasti anonimi

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si tratta di un esperimento in continua evoluzione. Un esempio di integrazione che coinvolge gli studenti delle scuole castellammaresi e i ragazzi migranti ospiti dei centri di accoglienza della città. Le storie di chi ha affrontato l’inferno libico raccolte dagli studenti diventeranno i racconti di chi invece, in mare, ha perso la vita, come i ragazzi eritrei morti affogati nel naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa. Alcuni oggi sono stati accolti e sepolti nel cimitero Comunale e molti non hanno un nome, ma solo un numero identificativo. “L’dea è andare oltre i numero, raccontare le vite e le identità perdute” – spiega Mariangela Galante, tra le ideatrici del progetto “Contaminazioni”.

L’idea è semplice: un laboratorio di scrittura creativa con gli studenti delle scuole superiori di primo e secondo grado di Castellammare del Golfo e i ragazzi dello  SPRAR di Balata di Baida. Il laboratorio servirà ai ragazzi per “creare” successivamente delle storie da attribuire ai migranti anonimi sepolti al cimitero di Castellammare. Il progetto è realizzato in collaborazione con lo scrittore romano, ma di origini castellammaresi, Fabio Stassi e curato dalle insegnanti Mariangela Galante e Rossella Barbara. “Abbiamo già realizzato un primo incontro al Castello tra gli studenti e tre ragazzi migranti, Ebel, Essa e Tega, che oggi vivono e lavorano a Castellammare. È stato un momento davvero molto importante. Gli studenti – continua – sono rimasti colpiti dalle loro storie e si sono emozionati. Spesso si dimentica della sofferenza vissuta da questi ragazzi, troppo spesso ridotti soltanto in numeri. Si tratta invece di storie, vite, esperienze e soprattutto emozioni.”

Gli incontri tematici sulle diverse culture, per cercare di dare un’identità agli eritrei vittime di quel tragico naufragio, hanno coinvolto diverse classi degli istituti scolastici di primo e secondo grado. I migranti si sono raccontati, mettendo nero su bianco emozioni, paure e rievocando i terribili momenti vissuti nell’inferno libico. “Si tratta di un progetto in evoluzione, – sottolinea Mariangela Galante – che ha coinvolto gli studenti già protagonisti del laboratorio di “cut-up”, cioè racconti e poesie create dai ritagli dei giornali. Quest’ultimo progetto è stato ideato insieme ad Antonella Fontana lo scorso settembre. Adesso stiamo cercando di attuare uno scambio culturale tematico con la Finlandia, grazie alla collaborazione con la sociologa Karina Horsti, esperta di fenomeni migratori e da anni impegnata in progetti di integrazione.

Il titolo di questo laboratori di scrittura, inserito nel macro progetto “Contaminazioni”, è “nel cuore dei coralli e delle alghe”, tratto da un famoso brano di William Shakespeare, oltre ad essere anche un omaggio alle poesie di Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. “Adesso  – conclude Mariangela Galante – siamo nella fase di editing, cioè la scrittura delle storie. Anche se è un progetto nato nelle scuole per le scuole, la nostra idea è poter realizzare un momento pubblico come “restituzione collettiva” delle identità dei migranti sepolti nel nostro cimitero”.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.