ALCAMO. E’ stata eseguita questa mattina un’ordinanza applicativa degli arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore alcamese, Giuseppe Artale, indagato per reati di bancarotta fraudolenta ed intestazione fittizia di beni. In corso di esecuzione anche diverse perquisizioni presso abitazioni e sedi di società riconducibili ad ulteriori indagati. L’operazione è condotta dalla Guardia di Finanza di Alcamo, in coordinamento con la Procura della Repubblica di Trapani.
L’indagine vede coinvolti 10 soggetti indagati per bancarotta fraudolenta, frode fiscale, intestazione fittizia di beni e illecito trasferimento di denaro. I finanzieri alcamesi hanno scoperto un complesso sistema criminale caratterizzato dalla creazione di numerose società dedite alla vendita al dettaglio di casalinghi, dalle quali con sistematicità venivano sottratte illecitamente grandi quantità di beni e denaro attraverso strumentali operazioni aziendali e finanziarie. Le investigazioni sono state avviate in seguito al fallimento di una società dell’arrestato. I finanzieri, infatti, hanno accertato che ingenti somme di denaro dell’azienda, da utilizzare per il pagamento di fornitori e dipendenti, venivano trasferite sui conti correnti personali dell’imprenditore, per poi essere illecitamente impiegate per finanziare due nuove attività commerciali intestate a soggetti prestanome e nullatenenti.
Il sistema fraudolento è emerso grazie ad alcune intercettazioni telefoniche realizzato dal soggetto arrestato insieme alla complicità di un noto consulente fiscale alcamese e di alcuni imprenditori operanti nella Provincia di Trapani e Palermo. Il gruppo criminale, con risorse provenienti da aziende precedentemente fallite, provvedeva a creare nuove attività commerciali intestandole a soggetti nullatenenti, i quali dovevano esclusivamente firmare i documenti di costituzione delle società. Successivamente, gli indagati sottraevano la merce in magazzino e gli incassi delle vendite, senza talvolta pagare gli stipendi ad alcuni ignari dipendenti delle società, determinandone sistematicamente la crisi ed il conseguente fallimento.
L’analisi della documentazione contabile e le indagini bancarie effettuate nei confronti dei soggetti coinvolti hanno permesso complessivamente di quantificare un guadagno illecito pari a oltre euro 1.200.000, che il soggetto arrestato ha dirottato in una società immobiliare ed in un’altra società esercente l’attività di ristorazione, entrambe fittiziamente intestate ad alcuni familiari. Le indagini, inoltre, hanno riguardato anche un compiacente imprenditore napoletano, principale fornitore delle citate società, il quale, tramite simulate operazioni commerciali, determinava un vertiginoso aumento dei debiti e favoriva rapide e concordate crisi aziendali. Il successivo fallimento delle società garantiva all’imprenditore campano un ingente risparmio fiscale connesso ai crediti non incassati, unitamente al trasferimento “sotto-banco”, in accordo con gli altri complici, di partite di merce già oggetto di fatturazione alle società fallite a favore di altre società riconducibili ai medesimi indagati.
AGGIORNAMENTO
Si tratta dell’imprenditore alcamese Giuseppe Artale.