Artemisia: ancora scarcerazioni ma l’indagine sulla massoneria segreta resta confermata
Dicono che a Castelvetrano qualcuno sia andato presto a far festa dopo le ennesime scarcerazioni di altri arrestati dell’indagine “Artemisia”, quella sulla massoneria segreta belicina. Gli ultimi a tornare liberi sono stati due politici di rango, l’ex sindaco Felice Errante e l’ex consigliere e per due volte candidato sindaco Luciano Perricone. E nel tardo pomeriggio a lasciare il carcere è stato anche il principale indagato dell’indagine, l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, che i pm indicano quale capo della presunta loggia massonica segreta radicata a Castelvetrano. Ancora una volta il Tribunale del Riesame non è entrato nel merito dell’indagine dei pm trapanesi, e quindi i festeggiamenti poco si addicono, ma si è fermato alla presunta incompetenza territoriale. E questo nonostante una dettagliata memoria della Procura di Trapani che non solo ha evidenziato come non sia provato che sia stato commesso a Palermo il reato di peculato ritenuto più grave dal Riesame, nell’ambito dei 29 capi di imputazione, contestato all’ex deputato Lo Sciuto e agli indagati Mortillaro e Angileri, ma che semmai reato più grave sarebbe quello di estorsione, commesso ai danni del manager dell’Asp dell’epoca, Fabrizio De Nicola, alle cui costole Lo Sciuto sarebbe riuscito a mettere un altro indagato Gaspare Magro, diventato apposta componente del collegio sindacale dell’Azienda sanitaria di Trapani. Vicenda, come scrive Repubblica.it, sarebbe coinvolto anche un giornalista che avrebbe fatto da “gran cassa mediatica”. In precedenza sono stati scarcerati i poliziotti Passanante e Virgilio, l’ex vicesindaco Vincenzo Chiofalo, il massone Giuseppe Berlino, il salemitano Arturo Corso, anche lui ritenuto appartenente alla massoneria, colui il quale avrebbe saputo di una indagine su mafia e massoneria all’epoca condotta pare a Palermo, e per la quale egli, attraverso un carabiniere, avebbe saputo anche del numero degli indagati, 23, cosa questa che indusse Lo Sciuto, dopo la “spiata” di Corso, di chiedere a suo fratello di “mettersi in sonno” dalla massoneria.
In serata è stato rimesso in libertà anche Giuseppe Angileri.