Il deputato all’Ars contesta la percentuale diffusa dall’assessore Pierobon e ricorda che i dati regionali erano già stati definiti ‘difformi’ dal ministero dell’Ambiente. “Perché non chiediamo ai cittadini che percezione hanno? La spazzatura la vedono tutti, i problemi sono tutt’altro che superati”.
I dati diffusi dall’Ufficio speciale per il monitoraggio della raccolta differenziata della Regione Siciliana – spiega Trizzino – differiscono rispetto a quelli dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’organismo nazionale deputato ai rilievi ambientali, con divergenze anche veramente considerevoli. Faccio qualche esempio: nel 2017 a Realmonte (Ag), per la Regione la differenziata sarebbe stata al 68,08%, per l’Ispra al 54,10%. A Camporeale (Pa) la Regione ‘sparava’ un 46,05%, mentre l’Ispra si fermava al 24,40%. A Roccamena (Pa), la Regione ha dichiarato un 54,42% ma per l’Ispra sarebbe al 74,73%. Potrei andare avanti con altre decine di Comuni su cui ho fatto un’indagine a campione e le differenze continuerebbero ad essere notevolissime. Mi chiedo quali siano i criteri di calcolo seguiti dalla Regione, anche perché a voler seguire i dati Ispra, in molti Comuni salterebbero immediatamente le premialità che sono state attribuite per aver superato determinate percentuali di raccolta differenziata, mentre altri Comuni ne avrebbero diritto e invece sono stati penalizzati. Quando parlo di premialità, mi riferisco a diverse decine di migliaia di euro, come i 92.738 € ricevuti da Calamonaci (per la Regione al 67,99%, per l’Ispra al 53,86%) o i 150.993 € di Sant’Angelo Muxaro, premiato dalla Regione per il 75,55% di differenziata, dato che per per l’Ispra sarebbe fermo al 56,03%: oltre il 19% di differenza. Non meno importante è ricordare che nell’ultimo anno non sono stati realizzati nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, il che rende ancor più improbabile l’impennata della raccolta di cui parla l’assessorato”.
“Una situazione al limite del paradosso – prosegue Trizzino – ma non ne siamo meravigliati, perché anche il ministero dell’Ambiente, tra le osservazioni mosse al Piano regionale rifiuti, aveva già scritto esplicitamente che i dati diffusi dalla Regione siciliana non coincidono con quelli ufficiali diramati dall’Ispra, definendo questi dati ‘difformi’ e aggiungendo che non si conoscono i modelli con i quali siano stati calcolati i trend evolutivi dal 2013 al 2018”.
“Sarebbe il caso di chiedere ai siciliani – suggerisce Trizzino – se davvero negli ultimi mesi hanno trovato le loro città più pulite, perché al di là delle tabelle e dei dati riportati sul sito dell’assessorato, quel che conta è la percezione dei cittadini. Nelle grandi città, ma anche nei piccoli Comuni, i rifiuti continuano ad invadere le strade così come avveniva in passato. Da questo punto di vista il problema sembra tutt’altro che superato. La denuncia che facciamo da anni è che in assenza di programmazione, leggasi Piano dei rifiuti, qualsiasi soluzione altro non è che un tentativo di risolvere il problema in modo emergenziale. E di emergenze la Sicilia ne ha già subite abbastanza”.