Non conosce soluzione di continuità l’attività di contrasto alla criminalità e presidio del territorio condotta dagli agenti del Commissariato di P.S. di Mazara del Vallo.
Nella tarda serata del 20 novembre scorso, la Volante del Commissariato è intervenuta su segnalazione di un ragazzo in escandescenza, poi identificato per Sebastiano Valfrè, soggetto con numerosi precedenti di polizia. Il giovane si era recato all’esterno dell’abitazione della ex fidanzata e, sedutosi di fronte la porta d’ingresso della casa, al 4° piano di una palazzina del centro cittadino, si rifiutava di muoversi, urlando frasi intimidatorie e minacce di morte contro la donna e i genitori conviventi di questa.
Alla vista degli agenti, Valfrè scoppiava ulteriormente in escandescenza, insultandoli e minacciandoli gravemente. Con non poche difficoltà, gli operatori riuscivano a convincere il giovane a uscire dallo stabile ma, non appena fuori, si lanciava contro il portone a vetri dell’edificio, sferrando calci e pugni fino a sfondarlo, minacciando ancora l’ex compagna e i suoi genitori di morte. A quel punto Valfrè, dopo aver minacciato di morte anche gli agenti, si scagliava come una furia contro di loro, iniziando una violenta colluttazione. Uno dei poliziotti veniva sbattuto contro la vettura di servizio mentre l’altro collega riceveva un forte colpo all’altezza del costato. Valfrè tentava persino di strappare la pistola dal cinturone dalla fondina di uno degli agenti che, prontamente, si sottraeva alla prese di Valfrè, impedendogli di portare a termine la pericolosissima azione delittuosa. Gli operatori, infine, riuscivano con abilità e professionalità a immobilizzarlo e a condurlo negli uffici del Commissariato in stato di arresto. Non pago, anche nei locali della Polizia di Stato l’uomo continuava a minacciare di morte gli agenti e le loro famiglie.
Come da disposizioni impartite dal P.M. di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, completata la redazione degli atti di polizia giudiziaria, il soggetto arrestato e foto-segnalato, denunciato anche per “stalking”, veniva condotto presso la sua abitazione ove era posto in regime di arresti domiciliari in attesa dell’udienza tenutasi nelle forme del rito direttissimo.