L’ex sindaco attacca, “è persecuzione”
di Marco Bova*
Rinviato a giudizio l’ex sindaco di Castelvetrano, Tonino Vaccarino, arrestato il 16 aprile dello scorso anno, assieme a due carabinieri, nell’ambito delle indagini sul latitante Matteo Messina Denaro. Il provvedimento è stato disposto dal gup di Palermo, Antonella Tesoriere, che ha accolto la richiesta dei pm della Dda di Palermo che lo accusano di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante per mafia. Secondo l’accusa, Vaccarino avrebbe ricevuto un’intercettazione riservata dal tenente colonnello Marco Alfio Zappalà, in servizio alla Dia di Caltanissetta.
A sua volta l’ex primo cittadino – noto per aver intrattenuto tra il 2006 e il 2007 una corrispondenza con Messina Denaro per conto del Sisde – rivelò il contenuto dell’intercettazione a Vincenzo Santangelo, titolare di un’agenzia funebre già condannato per mafia. Si tratta di una conversazione in cui due soggetti (all’epoca indagati) parlavano del funerale di Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Messina Denaro e collaboratore di giustizia morto nel gennaio 2017 a causa di una grave malattia. “Questo processo ha assunto un atteggiamento persecutorio che nulla ha a che vedere con la giustizia”, ha detto in seguito al rinvio a giudizio Vaccarino che negli anni novanta venne condannato per traffico di droga, sentenza per cui è tuttora in corso il processo di revisione dinanzi il Tribunale di Catania. Inoltre, dopo l’arresto del 16 aprile 2019, venne scarcerato su disposizione del Riesame, ma a dicembre la Cassazione – su ricorso dei pm della Dda di Palermo – ha annullato con rinvio il provvedimento.
Sarà emessa il 27 febbraio invece la sentenza nei confronti del tenente colonnello Marco Alfio Zappalà per cui è stata chiesta la condanna a 5 anni (rito abbreviato), accusato di rivelazione del segreto d’ufficio in concorso con Vaccarino e istigazione all’accesso abusivo ad un sistema informatico.
^fonte Agi