Sappusi “abbraccia” don Luigi Ciotti: “Da Marsala grande esempio di inclusione e integrazione”

Don Ciotti ha visitato ieri il centro sociale di Sappusi e incontrato i ragazzi del quartiere. Parole di elogio per il progetto della Libera Orchestra Popolare che “rappresenta un esempio concreto di integrazione e inclusione”. FOTO

MARSALA. Ieri pomeriggio don Luigi Ciotti, Presidente nazionale di Libera e del Gruppo Abele, ha raggiunto la città di Marsala per un’incontro di avvicinamento al 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno che quest’anno si terrà a Palermo. Dopo la mattinata passata al Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia di Palermo, nel pomeriggio ha raggiunto il quartiere periferico di Sappusi per incontrare i ragazzi e i volontari del Centro Sociale che da anni lavorano sul territorio per “avvicinare la periferia con il resto della città.”

Pienone per don Ciotti. Centinaia di persona hanno riempito l’anfiteatro del centro per accogliere il presidente di Libera. Tanti, anche affacciati dai balconi del palazzi popolari hanno salutato don Luigi. Dopo aver visitato l’intera struttura, l’incontro con i ragazzi del quartiere, con le associazioni locali e l’Amministrazione Comunale. Tra i temi affrontati dai ragazzi degli “Studenti Medi” e di “Arci Scirocco”: la droga, l’immigrazione, il lavoro, le periferie e la giustizia sociale.

Nella casa della “Libera Orchestra Popolare”, don Ciotti ha ricordato l’importanza della memoria accompagnata dell’impegno quotidiano e del valore profondo della giornata del 21 marzo, ormai divenuta legge dello Stato. Una giornata che don Ciotti definisce “non di retorica, perché in giro ne vediamo già abbastanza. Quella nostra, con tutti i limiti che abbiamo, vuole essere una memoria viva, vera, affrontata con impegno quotidiano. Il 21 marzo, nel primo giorno di primavera, abbiamo voluto ricordare tutte le vittime innocenze delle mafie. Perché non esistono morti di serie A e morti di serie B. Tutti vanno ricordati, con nomi e cognomi.”

Presente in platea anche Giuseppe Cimarosa, nipote di Matteo Messina Denaro che ha rinnegato la parentela e si è messo contro il pericoloso latitante.

“Oggi qui non è venuto Luigi Ciotti, ma io rappresento un noi. A tutti voi va la mia stima, l’affetto e la mia riconoscenza per quello che fate quotidianamente. Siamo tutti importanti, – ha continuato don Ciotti – per questo motivo ognuno deve fare la propria parte. Ognuno, nel suo piccolo, può fare molto. Con il gruppo Abele, in questi ultimi 55 anni, abbiamo affrontato i temi delle droghe e della lotta all’Aids. Oggi è un fenomeno ancora attuale, anzi, crea parecchia preoccupazione. Soltanto l’anno scorso 65 nuove sostanze stupefacenti sono entrate nel mercato mondiale”.

“Oggi – ha continuato don Ciotti – si è aperta una nuova stagione: quella dell’uso improprio della parola legalità. Usata anche da chi la calpesta ogni giorno. C’è chi si nasconde dietro questa parola e la usa come un lasciapassare.” Don Ciotti si è fermato anche sul tema dei giovani, dei poveri, del reddito di cittadinanza e del problema occupazionale. “Oggi la dispersione scolastica è un serio problema: la povertà educativa è un’emergenza nazionale”.

Sulle mafie che oggi hanno spostato gli interessi finanziari al nord e all’estero don Ciotti è stato chiaro: “Oggi si è creato una sorta di shopping giuridico per le mafie. Si spostano dove le leggi sono per loro più favorevoli. Si rivolgono ai consulenti e ai professionisti. Per questo è importante unire le forze anche tra Paesi. Libera ha raggiunto importanti obiettivi: su tutti quello del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Ma non basta. Ancora tanto c’è da fare sul fronte internazionale. ”

“Non basta lottare le mafie se non c’è giustizia sociale. È vero. Oggi molti chiedono il diritto alla sicurezza, ma è importante anche la sicurezza dei diritti: diritto al lavoro, alla cultura, alla scuola, ai servizi per le persone. Libera ha creato una rete che mette insieme associazioni che operano nel sociale. La vera svolta si fa lì, tra gli ultimi e i più bisognosi. Le politiche sociali sono fondamentali, rappresentano un investimento per il futuro, umano ed economico di ogni territorio. Oggi non si uccide soltanto con gli atti di violenza diretta, ma anche indiretta. Si uccide con l’umiliazione, con la riduzione delle persone a merce. Si uccide anche umiliando la dignità delle persone. Oggi nel nostro paese sta avvenendo una profonda emorragia di umanità.”

“Qui a Marsala – ha sottolineato don Ciotti – è nato un grande sogno, nato dalla volontà e dal prezioso lavoro di Salvatore Inguì. Da dieci anni c’è un protocollo tra il Carcere Minorile e l’associazione Libera. Un percorso che accompagna i ragazzi che hanno sbagliato, che devono rendere conto, ma che devono anche vedere una luce. E lo si deve al lavoro di Salvatore. Da qui è nato questo ambizioso progetto che adesso si applica in tutto il Paese: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Queste sono cose positive, che graffiano le coscienze. Qui oggi – ha aggiunto – ascolterò la meravigliosa orchestra popolare, una realtà bellissima che ci rende orgogliosi. Ormai è diventata una realtà conosciuta in tutto il Paese. Sono davvero orgoglioso del vostro lavoro”.

Don Ciotti, infine, ha concluso con parole di stima e vicinanza per il direttore di Alqamah.it Rino Giacalone, presente in aula, per la recente condanna per la vicenda Agate. Una condanna a risarcire i familiari del boss sanguinario Mariano Agate. “Non sei solo caro Rino, noi tutti ti siamo vicini. – ha affermato don Ciotti – Il tuo e quello di molti altri giornalisti liberi è un lavoro fondamentale per la democrazia. Siano certi che andrai avanti e noi saremo al tuo fianco.”

“Quello che manca oggi – ha aggiunto il giornalista Rino Giacalone – è la capacità di indignarci. Questa sera ho colto il grido di indignazione che proviene da Marsala. Io non indietreggio di un passo. Noi tutti continueremo a raccontare questa terra con onestà e impegno.”

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.