“La Polizia Penitenziaria di Favignana scopre un detenuto che fruisce del beneficio di lavoro all’esterno in possesso di un telefonino. Veneziano chiede intervento del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede”
TRAPANI. “Non basta più l’intuito del personale di Polizia Penitenziaria per scoprire chi viola le regole previste dall’ordinamento penitenziario, bisogna non solo rafforzare i controlli con l’aumento degli organici di Polizia Penitenziaria, ma pure rendere penalmente perseguibili comportamenti a chi fruisce delle misure alternative alla detenzione”. Con queste parole Gioacchino Veneziano Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia, commenta la brillante operazione posta in essere da un Ispettore Capo e da una Assistente Capo del reparto di Polizia Penitenziaria del carcere Giuseppe Barraco di Favignana, che a seguito ad un controllo a sorpresa nei confronti di un detenuto che stava godendo di lavorare all’esterno è stato sorpreso a parlare al telefonino.
Il detenuto italiano, in carcere per reati contro il patrimonio, approfittando dalla concessione dei benefici dell’ordinamento penitenziario, quando accortosi della presenza della Polizia Penitenziaria, ha cercato di disfarsi del telefonino, ma poi da un controllo effettuato dal personale operante ha ammesso le proprie responsabilità.
Allo stesso è stato revocato in via precauzionale il benefico dell’art.21 dell’ordinamento Penitenziario (lavoro all’esterno) in attesa del pronunciamenti degli atti propedeutici necessari.
“Purtroppo, – continua Veneziano – questi tipo di comportamento dei detenuti che fruiscono dei benefici della legge “Gozzini” a seguito della bocciatura di un paio emendamenti presentati dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Basentini al passato governo “gialloverde” al fine di modificare il codice penale non sono perseguibili penalmente”.
Siamo convinti, – conclude Veneziano – che l’uso dei telefonini fraudolenti a cura dei detenuti sia essi rinchiusi in carcere, che fruitori dei benefici penitenziari deve essere annoverato come reato, per evitare che le comunicazioni possano portare a riprendere i collegamenti con le associazioni criminali e continuare a delinquere, vanificando e quindi prendendosi gioco dell’opera di rieducazione che impegna non solo uomini e donne della Polizia Penitenziaria, ma pure ingenti fondi economici messe a disposizioni dai vari enti”.
Il leader della UIL di categoria chiederà alla Direzione di preparare tutti le azioni per la concessione di un apposita proposta di ricompensa al personale che si è distinto per l’alto fiuto investigativo.