Don Ciotti agli studenti di Castellammare: “Siate curiosi, perché il sapere rende liberi”. VIDEO

Il Presidente nazionale di Libera ha incontrato gli studenti del Mattarella-Dolci di Castellammare in occasione della giornata nazionale della memoria e dell’impegno. “Continuate a sognare. Contro la mafia bisogna investire in cultura”. GUARDA IL VIDEO E LE FOTO

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. L’istituto Mattarella-Dolci di Castellammare del Golfo ha aderito, come ogni anno, alla XXV edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, che si svolgerà a Palermo, piazza nazionale, il prossimo 21 marzo. Gli studenti hanno accolto questa mattina il Presidente nazionale di Libera don Luigi Ciotti per avvicinarsi al 21 marzo con una consapevolezza maggiore. Infatti, come ha sottolineato la Dirigente scolastica Dott.ssa Anna Bica, l’incontro di don Luigi Ciotti serve soprattutto per “smuovere le coscienze dei ragazzi”. Arrivato intorno alle 10:30, don Luigi ha incontrato in aula magna alcune classi dell’Istituto che parteciperanno il 21 marzo alla marcia di Palermo insieme ai referenti locali del presidio di Libera “Piersanti Mattarella” e dell’Associazione Castello Libero onlus.

All’incontro presenti anche le forze dell’ordine con il Dott. Giulio Pisani, Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Alcamo, il Dott. Luigi Gargaro, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Castellammare del Golfo e il Dott. Giovanni Modica, dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di Castellammare del Golfo. Presente anche il Sindaco della città Nicola Rizzo.

Don Luigi ha raccontato alcune di quelle che lui ha definito “storie che graffiano le coscienze”. Rivolgendosi direttamente agli studenti ha affermato: “La cultura è fondamentale per combattere le mafie. Conoscere per essere più responsabili, partendo dalle scuole. Soltanto così si può arrivare al vero cambiamento della società. Siate curiosi, perché il sapere rende liberi. Le emozioni non devono rimanere tali, ma vanno trasformate in sentimenti. Quell’ “io” deve diventare un “noi”. Qui, oggi, non è venuto don Luigi Ciotti, ma questa mattina rappresento un noi. Diffidate – ha sottolineato – da chi vi dice di sapere tutto. Diffidate dai navigatori solitari.”

Don Ciotti instancabile “prete di strada” che ogni giorno gira l’Italia da nord a sud per incontrare gli studenti, ha ricordato il prezioso lavoro svolto dal gruppo Abele, con cui lavora e vive da 55 anni, e delle tantissime realtà rappresentate in Italia dai movimenti civici, associazioni di volontariato, comunità, parrocchie, sempre al fianco degli ultimi e degli indifesi. “Anche io sono stato povero, ho vissuto in una baracca, ma non ho mai perso la dignità. La povertà si combatte con il lavoro e con i servizi. Uno stato che non investe nei servizi e nella scuola e uno stato che non investe sul proprio futuro. Vi auguro – ha affermato don Ciotti ai ragazzi – una sana testardaggine; abbiate sempre sani obiettivi e non abbassate mai la testa. Non arrendetevi alla prima difficoltà se l’obiettivo è sano e puro. Non cercate mai la strada più semplice”.

Tra i temi trattati dal Presidente di Libera il lavoro, la cultura, le mafie, la corruzione, la tossicodipendenza e la politica. “Quella vera è al servizio del bene comune. Non ci deve mai essere un divorzio tra politica ed etica. C’è troppo sapere di seconda mano, troppo “sentito dire”. Non basta trovare delle informazioni su internet. Non fermatevi alla superficie, andate in profondità, scavate, approfondite, conoscete, siate curiosi. Libera è nata così.”

“Il 21 marzo – ha sottolineato don Ciotti – finalmente è diventata legge dello stato. La prima giornata di primavera sarà ricordata per sempre come la giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie. Noi siamo di passaggio, ma la memoria resterà per sempre. Ricordatevi che mafie e corruzione interessano tutti noi perché creano disuguaglianze, povertà e diritti negati. La mafia con la Chiesa non ha nulla a che fare, i mafiosi, infatti, sono scomunicati. Ed è un messaggio forte ribadito in diverse occasioni anche da Papa Francesco. Proprio lui ci ha indicato la strada giusta: il comandamento “non uccidere” non si riferisce più soltanto alla violenza diretta, ma anche a quella indiretta. Perché oggi si uccide anche l’omertà, l’indifferenza, l’isolamento, la rassegnazione. Non dobbiamo delegare nessuno, ognuno deve fare la propria parte anche in piccolo.”

“Abbiamo bisogno di una vera rivoluzione culturale. Il mio è un impegno – ha aggiunto don Ciotti agli studenti – per la giustizia sociale. Continuate a sognare e scegliere da che parte stare e ricordatevi che il primo testo antimafia italiano è la Costituzione.”

Infine don Ciotti ha ricordato i tanti e preziosi progetti portati avanti nella provincia di Trapani, tra questi quello della giustizia minorile partito proprio da Marsala, grazie al lavoro di Salvatore Inguì, e oggi diventato un esempio per molte altre realtà italiane. Un pensiero anche per tutti quei giornalisti di periferia che ogni giorno raccontano con meticoloso impegno la verità e illuminano le periferie, soprattutto in quei territori difficili dove subiscono continue minacce e intimidazioni. Don Ciotti li ha definiti “veri pilastri della democrazia”. In particolare ha citato il giornalista trapanese e direttore di Alqamah.it Rino Giacalone.

Il Sindaco Nicola Rizzo ha concluso la mattinata sottolineando l’importanza della legalità non soltanto come “bandiera da sventolare”, ma come atto concreto quotidiano, prima da cittadini e poi come amministratori pubblici. Rizzo ha ricordato inoltre la figura di Piersanti Mattarella come esempio di buona politica. Proprio in queste settimane l’Amministrazione sta portando avanti un progetto con gli studenti del Mattarella-Dolci per riscoprire la memoria di Piersanti con testimonianze e incontri.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.