“Non luogo a procedere”. Così il Gup del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha prosciolto il presidente dell’associazione antiracket Libero Futuro, Enrico Colajanni, dall’accusa di diffamazione nei confronti del prefetto del capoluogo siciliano, Antonella De Miro.
Il giudice ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Vincenzo Amico e ha accolto le tesi dell’avvocato Andrea Dell’Aira. La querela che aveva dato origine al procedimento era legata alle dichiarazioni di Colajanni, fatte dopo la cancellazione di Libero Futuro dall’elenco ufficiale delle associazioni e delle fondazioni antiracket e antiusura, tenuto proprio dalla prefettura. Il decreto della De Miro era stato emanato il 17 luglio 2018 e nei giorni e nei mesi successivi, fino al 18 dicembre 2018, il presidente dell’associazione definì la decisione, fra le altre cose, come “molto grave”, criticando duramente il provvedimento preso e legandolo alle critiche molto dure mosse “al sistema delle misure di prevenzione (Saguto) e a quello delle interdittive prefettizie, per i tanti errori commessi e gli enormi danni provocati alle società, all’economia e alla stessa lotta alla mafia. Le ragioni di tanto accanimento vanno insomma ricercate nella nostra propensione a criticare i provvedimenti interdittivi insensati”. La procura di Palermo aveva ritenuto che le affermazioni di Colajanni portassero a ritenere che il prefetto “avesse voluto perseguire finalità estranee ai propri compiti istituzionali”. Diversamente la difesa ha puntato tutto sul libero esercizio del diritto di critica. “Probabilmente il Gip ha riconosciuto il mio diritto di critica, ma dobbiamo attendere per le motivazioni – ha commentato su Facebook lo stesso Colajanni – Dopo tante vicende sconfortanti che hanno colpito gravemente me e tutti i colleghi di LiberoFuturo e delle altre nostre associazioni, finalmente una notizia positiva. Grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno sostenuto in questi mesi”.
Fonte Antimafiaduemila