Stasera Libera e la Calcestruzzi Ericina Libera col patrocinio della Prefettura di Trapani – Ministero dell’Interno, ricorderanno il prefetto Fulvio Sodano
L’appuntamento è per le 21 presso la Chiesa Santa Maria Gesù a Trapani, in via Santa Elisabetta. A sei anni dalla scomparsa prematura del prefetto Fulvio Sodano a ricordarlo saranno con una iniziativa congiunta l’associazione Libera e la Calcestruzzi Ericina Libera. Un appuntamento che va avanti dal 2015, nel primo anno dalla morte del prefetto Sodano, e che vuole testimoniare come a Trapani c’è chi non solo continua nel ricordo del prefetto Fulvio Sodano ma sopratutto continua ad operare nella direzione da lui indicata, quella della legalità, della responsabilità per il contrasto concreto alle mafie. Il programma prevede l’intervento musicale della banda “Città di Paceco” e poi gli interventi del vescovo di Trapani mons. Pietro Maria Fragnelli, del prefetto Tommaso Ricciardi e del coordinatore provinciale dell’associazione Libera, Salvatore Inguì. Ad aprire gli interventi sarà Giacomo Messina, presidente della cooperativa di lavoratori che gestisce l’impianto Calcestruzzi Ericina Libera, confiscato al capo mafia di Trapani Vincenzo Virga. La storia è nota e proprio di questi tempi è una storia che viene scritta in atti giudiziari, quelli relativi al processo di appello ancora in corso a Palermo e dove l’ex sottosegretario ed ex senatore Tonino D’Alì è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’ipotesi di accusa, che sembra essersi irrobustita con le prove prodotte nel corso dell’indagine, è quella che il prefetto Sodano subì il trasferimento improvviso da Trapani nell’estate del 2003 per essere entrato in contrasto con D’Alì, che all’epoca era sottosegretario al ministero dell’Interno, proprio sul tema della gestione e salvaguardia dei beni confiscati a Cosa nostra trapanese. Tanta acqua è passata sotto i ponti in questi anni, il contrasto alla mafia si è fatto più intenso, ma a Trapani, come hanno dimostrato recentissime indagini, non ultima ma rilevante quella condotta dai Carabinieri e denominata “Scrigno”, c’è una mafia che non ha alzato bandiera bianca perché ci sono stati sopratutto politici che non hanno rispettato la distanza di sicurezza dalle famiglie mafiose. politici che sono andati a sedere al tavolo con i boss. Ma c’è anche una parte di società che nonostante sia minoritaria riesce ancora oggi a far passare messaggi del tutto favorevoli a Cosa nostra. Come quella parte di società che ogni giorno non ha altro fine se non quello di insinuare dubbi sulla valenza dell’impegno antimafia. E spesso in questi ragionamenti deliranti sono stati coinvolti proprio Libera e la Calcestruzzi Ericina Libera. C’è quindi ancora da lavorare sopratutto con i giovani che non sono il futuro ma sono già il presente di questa società, cittadini con pieni diritti e consapevoli, più degli adulti talvolta, dei propri doveri. All’isolamento dobbiamo portare non chi contrasta le mafie da ogni trincea, da quella investigativa a quella giudiziaria, da quella della magistratura a quella dell’associazionismo, ma chi con le mafie pensa ancora oggi di potere fare affari. C’è chi pensa ancora oggi che sia possibile far terra bruciata attorno all’azienda Calcestruzzi Ericina Libera, ma si tratta di progetti destinati a naufragare come naufragò malamente quel tentativo di farla fallire in quell’estate del 2003. Un tentativo che proprio il prefetto Sodano intuì e che fu scoperto dai poliziotti della squadra Mobile che anche per questa ragione andarono ad arrestare l’imprenditore di Paceco Francesco Pace, capo della cosca di Trapani e ideatore del proposito di far crollare l’impresa che era stata sottratta al suo predecessore Vincenzo Virga. Oggi chi pensa di lavorare nell’ombra per distruggere tutto quello che di legale è stato realizzato in questa terra è destinato alla cella di un carcere. Oggi non pensi di riuscire a non pungersi chi in questa terra è uso a seminare spine.