“Paolo Borsellino” diventa Covid-Hospital

Da oggi lì verranno ricoverati i pazienti colpiti dal “Corona virus”, dimessi o trasferiti tutti gli altri pazienti. Situazione critica nel reparto Medicina a Trapani

L’ipotesi che l’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala fosse destinato a diventare “Covid Hospital”, cioè struttura in grado di accogliere solo e soltanto pazienti affetti dalla patologia cosiddetta “Corona virus” circolava già da qualche tempo, e ufficiosamente dall’Asp dicevano che ciò sarebbe accaduto solo in presenza di una certa emergenza. I numeri della provincia di Trapani non sono tali da far parlare di emergenza, rispetto certo a quello che accade in altre provincie della stessa Sicilia e in altre Regioni, e però con una nota di ieri, 27 marzo, l’Asp ha comunicato di aver preso questa decisione, comunicandola innanzitutto ai direttori delle Unità Operative e alla centrale operativa del 118. Da oggi ed entro i prossimi sette giorni verranno dimessi e trasferiti dal “Paolo Borsellino” tutti i pazienti non affetti da Covid, nessun ricovero potrà più essere fatto se non solo per pazienti Covid, il pronto soccorso non sarà aperto ai malati non Covid, e poi vengono date tutta una serie di indicazioni da seguirsi per il trasferimento dei pazienti non Covid. Per il momento niente viene detto invece sul mantenimento dei posti Covid 19 e di Terapia intensiva Covid attivati negli altri ospedali, come per esempio al Sant’Antonio Abate di Trapani. Non è da escludere che la decisione di trasformare in Covid Hospital il “Paolo Borsellino”, in totale la disponibilità è di oltre 200 posti, sia stata presa in forma preventiva, da giorni si dice che i prossimi giorni a venire sono cruciali, il numero dei contagi potrebbe alzarsi, cosa che ovviamente nessuno si augura avvenga, oppure per dare disponibilità a ospedali di altre Regioni, in tilt, per trasferire qui alcuni pazienti, cosa che è già accaduta in alcuni ospedali della nostra Regione che hanno accolto pazienti provenienti dalla Lombardia. In provincia di Trapani è però lievitato il numero dei tamponi, già per l’emergenza che ha fatto diventare “zona rossa” il Comune di Salemi e per quanto accaduto al reparto Cardiologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate, dopo che si è scoperto tra i ricoverati un paziente affetto da Covid 19: in questo caso è stato sottoposto a tampone l’intero personale della Cardiologia, oltre 50 persone. A sentire alcuni operatori ospedalieri dell’ospedale di Trapani però ci sono alcune dolenti note. L’Asp giorni addietro ha fatto sapere di avere attivato il laboratorio proprio dell’ospedale “Paolo Borsellino” per l’esecuzione dei tamponi Covid 19, ma pare che d’improvviso si siano esauriti i reagenti, per cui dopo i primi 20 tamponi, tutti gli altri sono stati mandati a Palermo. E pare che il personale medico della Cardiologia sottoposto a tampone almeno fino a ieri non sapeva nulla degli esiti dei controlli. La circostanza che il laboratorio del “Paolo Borsellino” si sia fermato viene però smentita dall’Asp. Certo è che la gestione della crisi pandemica non è andata fino ad oggi perfettamente bene. Restando fermi a quanto accaduto in Cardiologia, pare che alcuni dei ricoverati non sono stati sottoposti a tampone, tant’è che una persona dimessa nella giornata di lunedì scorso, è tornata in ospedale lamentando che la dimissione non era stata preceduta dal tampone, considerato che nel reparto si trovava un paziente affetto dal pericoloso virus. Già la circostanza della presenza del paziente in ospedale a Trapani, è parecchio discutibile. Si è trattato infatti di un paziente novantenne arrivato in Cardiologia a Trapani dall’ospedale di Alcamo: nonostante presentasse una sintomatologia chiara almeno da far alzare il livello dei controlli, da Alcamo è stato trasferito a Trapani senza precauzioni e solo l’accortezza del personale di Cardiologia ha permesso di scoprire, con i tempi dell’esito del tampone, che l’uomo era affetto da Covid 19. “E tenga presente – dice uno dei sanitari del reparto – che nel frattempo parecchi di noi hanno dovuto avvicinarsi a questo paziente difficile da gestire essendo parecchio anziano, e ci siamo avvicinati non sempre provvisti dei dovuti indumenti, perché il loro uso è molto razionato”. Una situazione critica si presenta nel reparto di Medicina, super affollato dopo che la chiusura del reparto di Pneumologia (destinato ai pazienti Covid 19) ha trasferito lì i pazienti affetti da malattie polmonari. “Non abbiamo i dispositivi di protezione o almeno li abbiamo ma sono tenuti sotto chiave” ci raccontano dal reparto. Anche in questo caso la replica dell’Asp è netta: “La distribuzione dei dispositivi quali mascherine e tute avviene secondo un criterio di utilizzo razionale che viene compensato con il costante approvvigionamento”. La realtà sembra essere ben altra.In tempi normali accadeva che passando da un paziente ad un altro, il personale poteva cambiare i guanti togliendo quelli usati e mettendo quelli “nuovi” adesso invece l’usa e getta dei guanti è impossibile, i guanti sono diventati nel reparto di medicina una rarità, così come tutti gli altri dispositivi. La parola scritta è la nostra, la voce è quella che arriva dall’interno del reparto: “Ad ognuno di noi è stata consegnata una mascherina FFP, ma ci hanno detto di utilizzarla in caso di necessità, è ovvio che il caso di necessità si palesa dopo l’esito del tampone, ma in attesa dell’esito dobbiamo avvicinarci al paziente senza questo dispositivo, per non parlare poi dei camici monouso, talvolta bisogna tenerli addosso per tre giorni, così come le classiche mascherine chirurgiche, super razionate, le tute bianche (quelle che siamo stati abituati a vedere in tv indosso al personale in servizio negli ospedali lombardi) ce ne sono state consegnate due, anche queste tenute sotto chiave da usare nelle emergenze, ma in caso di emergenza si è almeno in quattro ad intervenire”. Nonostante tutto il personale medico è super impegnato, nessuno si tira indietro. A dire il vero qualcuno, dalle parti del pronto soccorso, dovrebbe lavorare con maggiore coscienza se è vero, come è vero, che nei giorni scorsi proprio nel rapato di Medicina di buon mattino è arrivato un paziente sulla cui cartella clinica di immissione era stato scritto il sospetto di un Covid 19, invece di essere avviato presso l’apposita tenda collocata poco fuori il pronto soccorso è arrivato in reparto, per fortuna il sospetto è rimasto tale e non vi è stata alcuna prognosi da infezione “Corona virus”. Nei giorni scorsi proprio sul tema di come l’Asp di Trapani stia affrontando l’emergenza Covid, un gruppo di parlamentari Cinquestelle, capeggiati dal senatore Vincenzo Maurizio Santangelo, hanno scritto al Prefetto di Trapani, Tommaso Ricciardi, chiedendo “di conoscere le reali necessità e le reali condizioni in cui versa la locale ASP di Trapani, per fronteggiare con la massima efficacia ed efficienza, l’emergenza da COVID-19”. Al Prefetto i parlamentari (Vincenzo Maurizio Santangelo, Vita Martinciglio, Antonio Lombardo, Piera Aiello, Sergio Tancredi, Valentina Palmeri) hanno girato “le istanze di molti operatori sanitari” e hanno richiesto di conoscere “la dotazione dell’organico dei medici e infermieri “operativi”, la tipologia e quantità di reparti previsti per fronteggiare l’emergenza COVID-19 (oltre Pneumologia Intensiva e Infettivologia), il numero di criteri di distribuzione di materiale DPI al personale medico e paramedico delle aziende ospedaliere e ai medici di famiglia”. I parlamentari hanno chiesto di conoscere inoltre, “il  protocollo utilizzato (esecuzione di  tamponi, tempi di attesa per avere esito, prescrizione di quarantena durante l’attesa) per la gestione dei medici e infermieri che hanno avuto contatti con i contagiati”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.