È trascorso ormai più di un mese da quando siamo costretti a restare a casa per contrastare la pandemia del coronavirus, così ci ritroviamo a trascorrere molto più tempo con le persone con cui condividiamo il nostro tetto, quindi con la famiglia, con i figli, col nostro partner. Nella misura in cui aumenta di molto ed in modo repentino la frequenza relazionale tra i membri della famiglia, inevitabilmente il sistema familiare va incontro a dei cambiamenti che non sempre risultano di semplice gestione. Infatti, se da un lato, abbiamo la possibilità di goderci una maggiore condivisione con i nostri familiari, dall’altro, l’essere tutti costantemente “a bordo” può comportare l’insorgenza di talune controindicazioni. In questo articolo mi voglio soffermare su talune problematiche alle quali può andare incontro una coppia in questo periodo. Nel tempo, nella coppia si configura e si sedimenta una certa suddivisione dei ruoli rispetto alla gestione della quotidianità della casa e, insieme ad essa, una certa leadership sulla presa delle decisioni anche di ordine pratico: chi cucina, chi si occupa delle pulizie, chi mette in ordine, chi tende a dare certe indicazioni, ecc. Nella coppia si è abituati anche a vedersi in certi tempi, spesso scanditi dalla vita lavorativa, quindi ogni membro della coppia è avvezzo ad avere e a coltivare degli spazi individuali. È come se la nostra mente, a causa delle abitudini quotidiane, sia programmata per la modalità “coppia” solo per una certa fase della giornata o della settimana. In questo periodo, in cui si deve trascorrere un grande lasso di tempo insieme, gli equilibri della coppia tendono a lacerarsi, dal momento che è cambiato l’assetto sul quale la coppia aveva costruito un certo senso di benessere. Di conseguenza, probabilmente, tale cambiamento può dare origine a dei conflitti. Solo per fare un esempio, chi è stato meno presente, adesso occupa un maggiore spazio in casa rispetto a prima, di converso, chi è abituato a trascorre un maggior tempo all’interno delle mura domestiche rispetto al partner, adesso deve fare i conti col nuovo “intruso”. È probabile quindi che si tenda a percepire il partner come avverso ed arrabbiato. La coppia rischia di entrare in crisi. Entra in crisi il precedente senso di normalità riguardo al quale la coppia si era assestata, magari adesso almeno uno dei due può fare fatica a raggiungere un nuovo equilibrio. Tuttavia, proprio questa crisi può rappresentare l’occasione per ri-conoscersi. Intanto, possiamo provare a vedere la rabbia dell’altro non semplicemente come gesto contro di noi, ma come una difficoltà personale ad adeguarsi a questo nuovo stile di vita non previsto e non voluto, ma subìto. Non è affatto scontato che ci si sappia adeguare automaticamente a questo cambiamento e spesso la soluzione del problema va ben oltre la sfera razionale. Allora, dove potere cercare una possibile soluzione a questo periodo potenzialmente faticoso per la coppia? Forse può venirci in aiuto un mito degli antichi Greci sulla nascita dell’Amore, cioè di Eros, così come viene raccontato da Platone nel Simposio. Il giorno in cui nacque Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, da Zeus e dalla ninfa Diòne, gli dei fecero un grande banchetto sull’Olimpo. Tra gli invitati c’era anche Poros, il dio degli espedienti o dell’arte di arrangiarsi, ingegnoso, saggio, ricercatore di sapienza e audace. Alla festa si presentò anche Penìa, dea della povertà, la quale, essendo mal vestita, non fu fatta entrare e rimase fuori dalla sala. Poros, ubriacatosi di nettare, uscì fuori e si addormentò su un prato. Penìa, vedendo Poros ubriaco, decise di approfittarne al fine di ottenere ciò che aveva Poros e che lei non possedeva, unendosi a lui. Così, da tale unione nacque Eros, Amore. Eros non è considerato un dio, bensì un dèmone, ovvero un essere a metà strada tra un dio e un essere umano, né mortale, né immortale. Eros è povero e umile, come la madre, ma anche sapiente, amante della ricerca, coraggioso, come il padre. Ciò che riesce a procurarsi, lo perde facilmente, così che Eros non è mai né povero né ricco, ma sempre alla ricerca. In questo consiste l’esercizio dell’amore, in una continua ricerca di noi stessi nel rapporto con l’altro e in una ricerca dell’altro nel rapporto con noi stessi, ricerca che non può esistere se non siamo umili e consapevoli della nostra povertà di sapere. Spesso la coppia scoppia perché ciascuno dei due partner rimane abbarbicato alla personale presunzione di sapere, emettendo magari delle sentenze aprioristiche. Invece, volendo mettere in pratica il simbolo di eros, se mi sento rimproverato, non capito, screditato, attaccato (ecc.), anziché passare semplicemente al contrattacco, potrei chiedermi con umiltà quale difficoltà sta attraversando in questo momento il mio partner, in cosa e perché si sta sentendo così ansioso da volermi aggredire, quali possono essere i suoi bisogni, quali possono essere i miei desideri, come posso cercare il modo più opportuno per comunicarli, cosa posso chiedere per conoscere ulteriormente i suoi pensieri, cosa posso chiedermi per comprendere ulteriormente certe mie intolleranze, come posso aiutare, anziché colpire, il mio partner. Un rapporto di amore di coppia è un percorso di crescita insieme, un percorso volto ad una continua conoscenza di sé e dell’altro, sempre cangiante nel tempo, come è cangiante l’essere umano, e che non raggiunge mai un traguardo definitivo.
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta