“Alqamah ter”. Confisca milionaria

Colpiti gli imprenditori Coppola, le indagini dei Carabinieri hanno fatto scoprire il controllo di appalti anche nel campo eolico

Dapprima gli arresti, poi le condanne infine la confisca. Ancora una indagine che mette in luce la potenza economica di Cosa nostra nel trapanese. A mettere a segno il “colpaccio” da 1 milione 700 mila euro sono stati i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e quelli del Ros di Palermo. L’ordine di confisca è arrivato dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani. La confisca dei beni posseduti dagli imprenditori Nicolò e Leonardo Coppola, dagli eredi del loro genitore Francesco, che in vita avrebbe fatto da prestanome ai figli assieme a un altro dei soggetti oggetto della confisca, Gaetano Manno, già indagato per mafia è arrivata al termine di una articolata indagine cominciata nel 2011 e denominata “Alqamah ter”. Ordinanza di custodia cautelare, risalente al 2015 e odierna confisca sono stati chiesti dai pm della Procura distrettuale di Palermo. L’indagine e i processi hanno fatto emergere la capacità della famiglia mafiosa alcamese di inserirsi attraverso gli imprenditori Coppola nel mondo dell’edilizia e degli appalti già dai primi anni del 2000. L’indagine condotta dai Carabinieri ha fotografato la capacità della mafia alcamese di continuarsi a muovere anche in un periodo in cui c’era chi sosteneva la sconfitta di Cosa nostra. E invece a disposizione della mafia c’era una cassaforte da 1 milione e 700 mila euro. Forte l’ingerenza nel tessuto economico-sociale di imprese intestate a prestanome, di fatto riconducibili a soggetti condannati, con sentenze passate in giudicato, per associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni. Una delle imprese controllate la Trasport scavi s.r.l., istituita ad hoc per eseguire diverse opere di edilizia, sia privata, come il parco eolico di Alcamo e Partinico, realizzato grazie ai rapporti con l’imprenditore mafioso Salvatore Angelo. Tra i lavori controllati anche la manutenzione della strada provinciale 47 Alcamo Castellammare del Golfo. Nicolò Coppola in particolare risulta avere gestito un’articolata serie di cessioni e passaggi di quote che gli hanno consentito di continuare ad operare nel settore edile, ricavando profitti che altrimenti gli sarebbero stati preclusi dalle numerose limitazioni derivanti dall’applicazione nei suoi confronti delle misure di prevenzione personale e patrimoniale. Altra impresa sotto controllo della mafia la “Calix Wine”, con sede a Palermo, impresa dove era interessato anche il boss Antonino Bonura, uno degli ultimi reggenti della cosca mafiosa di Alcamo. Un retroscena dell’indagine riguarda l’apparato burocratico del Comune di Alcamo, uno dei dipendenti dell’ufficio tecnico, secondo una intercettazione condotta dai Carabinieri durante le indagini, è risultato perfettamente a conoscenza dell’interesse degli imprenditori Coppola in imprese non a loro intestate.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.