Moro e Impastato, un colpo al cuore per l’Italia e la Sicilia

9 Maggio 1978, una data che ha cambiato la storia italiana, colpendo al cuore l’Italia e la Sicilia. Quel giorno persero la vita Aldo Moro, a Roma, e Peppino Impastato a Cinisi, in Sicilia. Il primo impegnato nel dare un nuovo volto all’Italia e avversato dalle Brigate rosse e non solo, il secondo un giornalista e attivista politico in prima linea nella lotta contro Cosa Nostra e la politica collusa.

Due tragici eventi che hanno “unito” l’Italia in un contesto di Anni di Piombo.

Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, era stato rapito 55 giorni prima, in via Fani, dalle Brigate Rosse e tenuto sotto sequestro, o si potrebbe dire “detenuto”, perché i brigatisti parlavano di “prigione del popolo”. La colpa imputatagli dai suoi carcerieri era “il compromesso storico” con il Partito Comunista, che avrebbe portato quest’ultimo a diventare una forza di governo, snaturando, secondo i brigatisti, la sua natura anti sistema. Un’azione politica, quella di Moro, che anche all’interno del suo stesso Partito, la DC, non trovava consensi unanimi, ma naturalmente bisogna sottolineare che in questo caso si parla di dialettica politica. Due aspetti diversi che mettono in evidenza la portata del disegno politico di Moro, una vera rivoluzione, con effetti che potevano portare ad un grande cambiamento nel sistema Italia.

Invece Giuseppe Impastato, detto Peppino, era meno conosciuto al grande pubblico, ma noto in Sicilia, per le sue lotte contro la mafia, ma anche per essersi ribellato a parte della sua famiglia, perché ne facevano parte alcuni mafiosi, e perché in prima persona denunciava la criminalità dai microfoni di “Radio Aut”, a Cinisi, denunciandone anche gli interessi economici. Una critica, quella di Peppino, ancor di più incisiva perché intrisa di ironia, per colpire i boss, famoso il soprannome che diede a Gaetano Badalamenti, “Tano Seduto”. La lotta e la concretezza di Peppino che non colpiva solo la mafia ma anche a quei politici che con la mafia facevano affari. Una vicenda che mette in evidenza come con la caparbietà, l’ironia e la voglia di giustizia si può rompere l’omertà e far uscir fuori ingiustizie e magagne, un risultato enorme, specialmente in quel periodo dove regnavano tante zone grige e nere, non si può non dire che da quel momento in poi tanto è cambiato.

Due morti accomunate non solo dal cambiamento apportato nel tessuto sociale e politico, ma anche da vicende poco chiare. Dietro la morte di Aldo Moro ancora tanti i lati oscuri e dietro quella di Impastato sin dall’inizio è stato messo in moto un “depistaggio” che aiutava i mafiosi, come per esempio quello sulla sua morte: il tentativo di farla passare per suicidio.

Nel primo caso ancora oggi c’è chi lavora per fare piena luce. Nel caso di Peppino solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia (morta il 7 dicembre 2004, a 88 anni), e del fratello Giovanni, fece emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 dal tribunale di Palermo. Nel maggio del 1992 i giudici decisero l’archiviazione del caso, ma nel 2002, dopo la riapertura chiesta dal Centro di documentazione di Palermo, il boss mafioso Badalamenti fu condannato all’ergastolo come mandante.

Modelli positivi di impegno civile e morale, Aldo Moro e Peppino Impastato. Due esempi da ricordare, perché, come disse nel 2015 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “ricordare significa anche non rassegnarsi mai nella ricerca della verità”.

A rendere sempre vivo il ricordo e la voglia di verità tanti film dedicati a Moro e Impastato. Ne vogliamo ricordare alcuni.

Su Moro

  • Il caso Moro, film del 1986 di Giuseppe Ferrara
  • Buongiorno, notte di Marco Bellocchio (2003)

Su Peppino Impastato

  • “I cento passi” del regista Marco Tullio Giordana (2000), titolo che ricordava la distanza che separava, a Cinisi, la casa degli Impastato da quella del boss mafioso Badalamenti.

Alcune frasi storiche di Aldo Moro:

  • Un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere.
  • Non basta dire, per avere la coscienza a posto: noi abbiamo un limite, noi siamo dei politici e la cosa più appropriata e garantita che noi possiamo fare è di lasciare libero corso alla giustizia, è fare in modo che un giudice, finalmente un vero giudice, possa emettere il suo verdetto.

Alcune Frasi di Peppino Impastato

  • Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
  • Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
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Eros “Libero” Bonomo, Giornalista siciliano, vive ad Alcamo, il cui lavoro è incentrato su Passione, Rispetto e Indipendenza, così da informare al meglio i cittadini. Grande “divoratore” di Dylan Dog, musica e libri, in particolare di storia politica. Motto: “Non sarai mai solo con la schizofrenia”.