Università di Palermo che dopo la prima fase dell’emergenza coronavirus che potrebbe essere identificata con la parola “celerità”, passa alla seconda fase e alla parola “ripartire”.
Un primo momento, quello dell’epidemia da coronavirus, per l’Università di Palermo, dedicato alla riorganizzazione veloce per dare una continuità didattica agli studenti. I risultati dati da questa nuova organizzazione non sono stati negativi, almeno questo è quello che si evince dalle parole del Rettore, Fabrizio Micari, durante un’intervista a noi rilasciata. Nell’intervista il Rettore parla di 2900 esami di laurea e di lezioni svoltesi in maniera completa, quindi un buon risultato visto la didattica non in presenza. Un cambio radicale, sottolinea Micari, che però era necessario e che inoltre lascerà qualcosa di positivo, cioé le registrazioni di molte lezioni, che potranno essere utilizzate dagli studenti lavoratori o da quelli che vorranno rivedere una lezione, ma sempre una didattica integrativa, perché la presenza, ci tiene a sottolineare il Rettore, resta il modo migliore per l’insegnamento, perché permette quell’empatia che i monitor non permettono. Infine cambiamento anche nel rapportarsi tra i Rettori, che prima dovevano spostarsi per riunirsi, invece ora si sentono spesso, visto il mezzo veloce di comunicazione.
Nel resto dell’intervista abbiamo affrontato con il Rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, l’organizzazione della seconda fase con meno restrizioni e la problematica legata a fattori economici, visto al crisi, che possono minare la possibilità di alcuni studenti ad iscriversi all’Università.
Ascoltiamo i dettagli