28 anni dalla Strage di Capaci. Quel sorriso che dava fastidio

Sono passati 28 anni dalla Strage di Capaci ed ogni anno si rinnova con forza la lotta contro la mafia, quella che magari ha cambiato pelle, ma che resta crudele e che esercita un potere da oppressore

Una strage, quella di 28 anni fa, a Capaci che cambiò l’Italia. Quel “botto” creò un enorme voragine e un grande vuoto, la prima fu riempita di cultura antimafiosa e la seconda con il ricordo perenne che fa reagire e non cancella i principi di legalità e umanità di chi in quella strage perse la vita: il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anch’ella giudice, e gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Non bisogna tacere anche i nomi dei feriti: Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e Giuseppe Costanza. Tutti questi nomi impressi a ferro e fuoco nella pelle, nel cuore e nella mente dei siciliani, ma non solo, che ogni giorno ricordano: giustizia ancora non è fatta.

La matrice mafiosa e le “menti finissime”

Il tragico avvenimento è di sicura matrice mafiosa, sono stati arrestati gli autori materiali, ma chi ci sta dietro? Quelle “menti finissime” che tentarono di uccidere Falcone una prima volta organizzando l’attentato presso la casa del giudice all’Addaura, poi altro tentativo fu fatto a Roma, ma a quanto pare poi fu trovata “una soluzione migliore” e fu deciso di realizzare qualcosa di più eclatante: l’attentatuni. Un unico comun denominatore, cioé le troppe ombre, ma per nascondere chi e cosa? I cosiddetti colletti bianchi? cioé soggetti legati alla politica, ai servizi segreti deviati, alla finanza e alla massoneria anch’essa deviata? La risposta certa ce la potranno dare i giudici che indagano, ma di sicuro non si può non dire che dietro quella strage e tutti gli avvenimenti tragici che hanno caratterizzato quegli anni, ci sia stato qualcosa di più di un’azione violenta del braccio armato della mafia, qualcosa o qualcuno disturbato dall’intelligenza e dalla determinazione del giudice Falcone nel perseguire gli interessi sporchi di qualcuno.  La determinazione del giudice Falcone, ancor di più oggi, deve ispirare le nostre azioni per trovare i pezzi mancanti e dar forza a tutti noi per dar risposta ai quesiti ancora oggi rimasti senza risposta.

Un giudice che dava fastidio, non solo alla mafia

Quel giorno, il 23 maggio del 1992, la mafia uccise un giudice che dava fastidio e non solo ad essa, perché bisogna sottolineare che Falcone era osteggiato anche da colleghi e politici, quindi la commemorazione di oggi non diventi un’occasione per fregiarsi di belle parole e pianti, perché molte volte passeggeri e dati dalle emozioni del momento, che però dopo un po’ svaniscono per lasciar posto a: la lotta va bene, ma io devo pur campare. Se succedesse ciò sarebbe un tradimento di coloro che sono morti per la nostra libertà e un messaggio negativo per il futuro, quindi no all’omertà, chi tace e sta a casa non è una persona perbene, e un no alla convivenza con la mafia, con questa non si deve scendere a patti o convivere, quindi il contrario di quello che ebbe a dire qualche Ministro della Repubblica Italiana nell’agosto del 2001.

L’anniversario e le ultime operazioni contro la mafia e la corruzione

Un anniversario dal sapore particolare quello di oggi, perché arriva dopo tante operazioni che hanno messo in evidenza che lotta alla mafia e alla corruzione deve essere ancora più decisa e non deve essere solo repressione, ma sta alla società civile l’opera culturale fatta di condanna senza se e senza ma, di ogni forma di “ruberie” e sopraffazioni. Se non si fermano le mele marce, gli insegnamenti e le idee delle vittime delle barbarie mafiose andranno perse, facendo un torto alle vittime e alle generazioni future.

Il sorriso che fa vincere la giustizia

Al netto di tutto ciò, basta quel sorriso del giudice Falcone per far ritornare la voglia di lottare e far ritornare il sole. Un sorriso che insegna e colpisce più forte di un pugno o un’arma, perché da’ fastidio alla mafia che è paura e violenza.

Le manifestazioni in tempo di coronavirus

Lenzuoli ai balconi, anche in quelli delle sedi istituzionali, ricordi e spettacoli in streaming, incontri a distanza. questo caratterizzerà questa commemorazione, non perché non c’è voglia di organizzare manifestazioni, ma per ragioni legate alle restrizioni in atto per contrastare l’emergenza coronavirus. L’esposizione dei lenzuoli, che si richiama a una campagna della società civile lanciata dopo l’attentato del 1992, nasce da un impulso della Fondazione Falcone e di #PalermochiamaItalia che hanno scelto uno slogan per riassumere il senso dell’iniziativa: “Il mio balcone è una piazza”.

Il centro Giuseppe Impastato, che lo gestisce, esporrà un lenzuolo per le vittime di Capaci e uno per i medici e gli infermieri morti mentre fronteggiavano il Covid. Rispetto al passato la parte centrale del programma non sarà più l’incontro con i giovani e le scuole nell’aula bunker dell’Ucciardone. Sarà il web lo spazio virtuale in cui saranno proposti tanti eventi. Il fitto programma si aprirà, come sempre, alle 9 con la deposizione di fiori davanti alla stele dell’autostrada che ricorda la strage. Seguirà alle 10:00 l’assemblea dei rettori delle quattro università siciliane aperta ai contributi di magistrati, uomini di cultura e delle istituzioni.

È previsto anche un intervento del ministro dell’università e della ricerca, Gaetano Manfredi. Alle 12 sarà celebrata una messa di suffragio nella chiesa di san Domenico, il Pantheon dei palermitani illustri che accoglie anche le spoglie di Falcone. Intenso il contributo del mondo dello spettacolo. Sabato 23 e domenica 24 la web tv del teatro Massimo proporrà due opere-inchiesta, “Le parole rubate” e “I traditori”, dei giornalisti Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo. La versione blues di “Le parole rubate” andrà in onda alle 15 di domani su Rai Radio 3. Altri spettacoli saranno offerti dai canali social e dai siti del Brass Group, della Fondazione Falcone e di Quarto Savona Quindici, il gruppo dedicato ai tre uomini della scorta di Falcone. E infine la chiusura della giornata alle 17:58, l’ora della strage. Un flash mob unirà idealmente tutta l’italia, con le persone che si affacceranno ai balconi per esporre un lenzuolo bianco.

Davanti all’albero Falcone sarà suonato il silenzio senza la folla che di solito si ritrova qui confluendo da vari cortei. Nello stesso momento nel giardino della caserma Lungaro sarà collocata la teca di Quarto Savona Quindici con i resti contorti dell’auto della scorta e sarà rappresentata la “Corale del silenzio” del drammaturgo Vincenzo Pirrotta con la partecipazione di Salvo Ficarra e Valentino Picone, di attori del teatro Biondo e di alcuni musicisti.

E molte iniziative in altrettante città dell Sicilia, per esempio ad Alcamo, stamattina la cerimonia in Piazza Falcone e Borsellino che consisterà nella deposizione di una corona di alloro, ma un evento, sempre legato alla commemorazione di oggi, è già avvenuto ieri pomeriggio: è stato posto sul balcone di Palazzo di Città un lenzuolo bianco, come adesione all’iniziativa #PalermochiamaItalia.

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Eros “Libero” Bonomo, Giornalista siciliano, vive ad Alcamo, il cui lavoro è incentrato su Passione, Rispetto e Indipendenza, così da informare al meglio i cittadini. Grande “divoratore” di Dylan Dog, musica e libri, in particolare di storia politica. Motto: “Non sarai mai solo con la schizofrenia”.