Trapani: dopo le “esternazioni” del sindaco Tranchida, la replica di Articolo 1 che non le manda certo a dire
Non si è fatta attendere la replica del movimento politico Articolo 1 dopo l’intervista concessa dal sindaco di Trapani Giacomo Tranchida all’Adnkronos. L’attacco sferrato da Tranchida al ministro Boccia, le critiche nemmeno velate all’azione del Governo nazionale, hanno indotto Articolo 1 a evidenziare le contraddizioni politiche del primo cittadino di Palazzo D’Alì. Pubblichiamo per intero il Comunicato Stampa.
Nella ricorrenza della festa della Repubblica, che invita alle necessarie riflessioni sullo stato delle istituzioni, dei mali e delle prospettive di ripresa per il nostro paese, tocca occuparsi delle recenti esternazioni del primo cittadino di Trapani, sui temi della attualità legata alla emergenza sanitaria ed economica.
Il sindaco, come suo costume, polemizza con ardimento dedicando la propria attenzione su alcune questioni che si riflettono sulla gestione comunale. L’esercizio del diritto di critica fa parte della legittima dialettica del discorso pubblico, anche quando rivolto nei confronti della stessa parte politica alla quale si dichiara di appartenere.
Desta però forte perplessità il tono usato nella circostanza, con espressioni irrispettose e a tratti irridenti riservate al governo e al ministro per gli affari regionali Boccia.
Un attacco veemente sferrato per contrastare la scelta di procedere al bando per reclutare circa sessantamila assistenti civici cui affidare il compito di agevolare e vigilare sul rispetto delle prescrizioni in materia di distanziamento fisico tra persone, e colpire con durezza l’immagine del governo Conte.
È necessario chiarire che la richiesta di affidare questo incarico di volontariato è stata avanzata dall’Anci, l’associazione dei comuni italiani guidata dal sindaco di Bari De Caro, ed è stato ampiamente chiarito anche con l’intervento del Ministro dell’interno La Morgese, che questi assistenti non saranno guardie ma si occuperanno anche di altre forme di volontariato a favore dei bisogni delle persone più fragili.
Appare quindi del tutto immotivata l’accusa rivolta al ministro di non conoscere la realtà dei comuni condita poi dalla frase irriverente di tornare sui banchi del consiglio comunale. Sarebbe stato meglio piuttosto confrontarsi con il presidente dell’Anci, peraltro esponente del partito democratico, per affrontare i termini della richiesta, evitando di caricare a testa bassa con la presunzione di essere l’unico paladino delle virtù civiche.
Sull’altro tema della circolazione tra le regioni e dai paesi dell’area Schengen, si torna a polemizzare facendo leva sulla necessità di garantire la sicurezza sanitaria messa a rischio dalla riapertura dei confini.
Si tratta dello stesso sindaco, unico in Italia, che aveva impugnato il decreto del presidente del consiglio dei ministri che aveva fissato la progressiva riapertura a partire dal 18 maggio, sostenendo che l’economia del commercio e del turismo non poteva più attendere e occorreva riaprire subito.
Sappiamo quale fine annunciata ha fatto il ricorso, bocciato dal tribunale amministrativo regionale.
Peraltro il sindaco dovrebbe sapere che il presidente della Regione Sicilia, propugnatore di una sorta di passaporto sanitario, ha fatto marcia indietro dichiarando al Corriere della Sera che la libera circolazione non può essere messa in discussione, e che si sta lavorando alla tracciabilità della presenza dei turisti.
L’idea suggerita dal sindaco di Trapani di sottoporre il turista, ogni settimana, a controlli sanitari appare francamente inquietante.
Il sindaco, se vuole davvero dare un contributo per il rilancio del turismo di qualità, usi meglio le sue prerogative, ad esempio facendo funzionare il Distretto Turistico Sicilia Occidentale che fino ad oggi non è stato di alcun aiuto alle imprese turistiche.
Quando si accusa il governo, ricordiamo sostenuto anche dal Partito Democratico, di usare slogan politici vergognosi, forse ripensando alla propria propaganda, un po’ di sana autocritica sarebbe utile, quanto meno per evitare di ricevere il premio di primo sindaco della repubblica delle patate.