Intervista al vetriolo all’Adnkronos del primo cittadino di Trapani
Spiagge libere come stabilimenti balneari con “delimitazioni” a segnare gli spazi e volontari della Protezione civile per assicurare il rispetto delle norme di distanziamento sociale e “un più diretto contatto con le forze dell’ordine”. Eccola la ricetta del sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, per assicurare a residenti e turisti “litorali sicuri e in salute” nella sua città ormai Covid-free da settimane.
Al contrario per il sindaco di Trapani occorre “potenziare forze dell’ordine e personale della Protezione civile, gente formata, abituata a simili interventi, a gestire situazioni difficili”. Ecco perché ‘l’esercito’ dei 60mila assistenti civici annunciato dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, è “una proposta inefficace, fatta da uno che forse non ha mai amministrato, che probabilmente non ha avuto mai un rapporto diretto con i problemi delle città e che farebbe bene a tornare sui banchi del Consiglio comunale prima di sparare fesserie”.
Al contrario i volontari di Protezione civile a cui pensa Tranchida per ‘pattugliare’ le spiagge servono per “prestare un primo soccorso, per richiamare un po’ l’attenzione dei cittadini e per avere un immediato collegamento con le forze dell’ordine. Così – sottolinea – se trovi una testa calda, cosa che può succedere perché la gente è esaurita e stanca, puoi subito intervenire con una divisa che incute rispetto prima ancora che timore. Stiamo parlando di tutela della salute, non si può continuare con gli spot. Oggi, al di là della voglia di evadere, per chi decide di andare in vacanza o, meglio, per chi se lo può permettere, perché in tanti anche tra i professionisti sono diventati poveri, la prima necessità è quella di andare in un posto che sia bello, ma prima ancora sicuro. Allora anche una spiaggia libera deve essere offerta in sicurezza, tanto al turista quanto ai residenti. La verità, però, è che, siccome è responsabilità del sindaco, i nostri governanti se ne fregano”.
Tranchida, interviene anche sulla polemica sul ‘passaporto sanitario’ che ha animato il dibattito politico negli ultimi giorni, definendola “stucchevole, deplorevole e stupida”. “Per quale ragione un cittadino può sottoporsi alla misurazione della temperatura per entrare in un qualunque negozio e non può fare un’analisi del sangue prima di andare in un’altra regione?” dice il sindaco di Trapani.
“Nessuno vuole alzare muri o fare liste di proscrizione – spiega all’Adnkronos – meno che mai io, che amministro una città che è il porto dell’Europa nel Mediterraneo. Ma qui si tratta di garantire la sicurezza dei miei concittadini e di chi arriva. E questo vale sia per chi viene a Trapani sia per chi da Trapani vuole spostarsi in altre regioni d’Italia”. “A me non interessano patenti di immunità o passaporti sanitari – precisa – dico solo che, siccome la salute è interesse di tutti e oggi la gente non va in giro perché ha paura, fare un test velocissimo servirebbe come messaggio sociale per tranquillizzare tutti”.
Il test per accertare la positività o meno al Covid-19 per Tranchida andrebbe fatto sia nel luogo di partenza che in quello di arrivo e “ripetuto poi ogni 8-10 giorni”, anche perché questo “permetterebbe di sbloccare il meccanismo della quarantena”. “E’ una cosa semplicissima e i prelievi potrebbero farli anche i volontari, mica serve un medico con 800 lauree”, sbotta il primo cittadino, spiegando che lui stesso fa periodicamente i test. “Vengo in contatto per il mio ruolo con tanta gente, ho fatto anche il tampone. Non vedo dove sia il problema”.
Nella città che amministra dal 18 aprile non si registrano nuovi contagi. Merito anche delle sue prese di posizione. “Ho fatto ‘cazziatoni’ di quelli brutti sui social e in tv, dicendo che avrei stretto le maglie perché con la salute non si scherza”, dice sorridendo. Ma a fare di Trapani oggi una città Covid-free è stata una molteplicità di fattori.
“Sicuramente l’isolamento geografico – ammette – poi un’azione forte di controllo di vigili urbani e forze dell’ordine e, infine, un’assunzione di responsabilità da parte dei miei concittadini. Anche loro sono diventati dei controllori, mi hanno mandato video, messaggi segnalandomi di volta in volta le situazioni di pericolo – racconta -. E’ una complicità forse dettata dalla paura, ma ha funzionato. Abbiamo fatto un po’ di terrorismo a fin di bene perché in Sicilia c’è una delle percentuali più basse di terapie intensive. Se avessimo avuto i numeri della Lombardia, dove saremmo andati a curarci?”.
*fonte adnkronos.it