TRAPANI. La Mare Jonio, la nave della piattaforma Mediterranea Saving Humans, ha lasciato ieri il porto di Trapani alla volta del mar Mediterraneo. Dopo 9 mesi di stop forzato, prima dal sequestro della magistratura, poi dall’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, torna in mare per la sua ottava missione di monitoraggio del Mediterraneo centrale. Gli attivisti per mesi hanno lavorato per attrezzare la Mare Jonio alle nuove misure di sicurezza imposta dal Covid-19. Infatti eventuali naufraghi incontrati durante la missione, verranno salvato in assoluta sicurezza e dotati di ogni dispositivo di protezione individuale.
La nave è tornata libra dopo 5 mesi di sequestro dopo l’accoglimento del ricorso presentato dalla ong Mediterranea dal Tribunale Civile di Palermo lo scorso febbraio. La Mare Jonio doveva salpare già nel mese di marzo, ma la pandemia ha bloccato nuovamente la nave al porto, ma non ha fermato il lavoro dei volontari.
“Mediterranea torna in mare, nel pieno rispetto dei protocolli sanitari e delle norme anti-covid, per monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani che continuamente avvengono nel Mediterraneo centrale. – affermano i volontari – Profughi di guerra e vittime di torture vengono lasciati morire nel silenzio o vengono catturati con il coordinamento dei governi europei e riportati alle torture dei campi di detenzione libici. Mare Jonio sta tornando dove deve essere, dove c’è bisogno di aiuto e di umanità. L’equipaggio di mare sa di poter contare sul sostegno dei tanti equipaggi di terra che, in Italia e nel mondo, sostengono la sua missione”.
“Torniamo in mare – afferma la Portavoce Alessandra Sciurba sulla pagina Facebook – in uno scenario mediterraneo sempre più inquietante, in cui i governi europei rivendicano ormai la propria connivenza con le milizie di un paese in guerra come la Libia calpestando consapevolmente diritti fondamentali e vite umane. Essere in quel mare significa ancora una volta cercare di riaffermare dal basso che la vita di ogni persona conta. “I can’t breathe” è l’ultimo sussulto anche di ogni persona lasciata annegare per scelte politiche criminali”.
Siamo ripartiti. Mediterranea torna in mare, per salvarci insieme.
"Torniamo in mare in uno scenario mediterraneo sempre più inquietante, in cui i governi europei rivendicano ormai la propria connivenza con le milizie di un paese in guerra come la Libia calpestando consapevolmente diritti fondamentali e vite umane. Essere in quel mare significa ancora una volta cercare di riaffermare dal basso che la vita di ogni persona conta. 'I can't breathe' è l'ultimo sussulto anche di ogni persona lasciata annegare per scelte politiche criminali".Alessandra Sciurba#BlackLivesMatter significa anche questo. In mare come in terra.
Pubblicato da Mediterranea Saving Humans su Martedì 9 giugno 2020